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    Gli Italiani cadono dalle nuvole quando si parla di nuvola

    La maggior parte degli Italiani che visitano la rete world wide web vanno quotidianamente sul cloud, senza saperlo. Solo il 15% degli utenti sa che quel loro “mettere online qualcosa” significa condividerlo nel cloud, mentre il 38% sostiene di utilizzare per lo meno un servizio che si trova nella nuvola. Quando invece si cambia linguaggio e si passa a chiamare le cose con il loro nome, si scopre che l’88% dei visitatori della rete incrocia più volte il cloud nella propria vita in modo del tutto inconsapevole.

    Questi sono i dati messi in luce dall’indagine condotta da Nextplora su un campione di 1.000 persone, ed elaborate dall’Osservatorio Internet 2011 di Microsoft Windows Live. Le notizie hi-tech sembrano quindi non essere le letture preferite dagli italiani, che da questa indagine risultano essere consumatori digitali poco informati. I dati allarmanti per un verso- dato che gli utenti dimostrano di non sapere ciò che fanno-e incoraggianti per l’altro- visto che confermano l’importanza e la diffusione dell’universo web-sono questi: il 56% degli intervistati salva le proprie fotografie in Rete, il 51% salva contenuti inerenti ai propri hobby e passioni, il 29% la musica, il 19% ciò che riguarda la propria sfera personale, il 18% i documenti di lavoro e il 9% la propria posizione.

    Lo storage è individuato come il preferito tra i servizi offerti dal cloud: il 76% del campione intervistato è in fatti favorevole ad archiviare informazioni sulla nuvola, considerandolo d’aiuto per la vita lavorativa (58%), per lo studio (38%), per il sociale (30%), per la condivisione di hobby (21%) e per conoscere nuova gente (11%.
    L’indagine ha portato alla luce inoltre alcuni dati che sono significativi di una vera e propria trasformazione delle relazioni lavorative ed interpersonali anche a livello sociale. Il secondo strumento utilizzato dalle persone per comunicare, dopo il pc, è infatti il cellulare: sia che si tratti di smartphone Apple o palmari Samsung o di altre marche , il dato emerso è che questi strumenti telefonici sono utilizzati nel 26% dei casi per studio/lavoro, nel 26% per scambiare idee e opinioni e nel 34% nella sfera privata.

    Il servizio di sharing, sia esso “consapevole” o meno, è invece il servizio che più riscuote successo nell’universo femminile che nel 90% dei casi ha descritto questo servizio offerto dalla nuvola come un’ottima possibilità per “ fare e condividere qualcosa con qualcuno”. Questa percentuale scende all’84% per gli uomini.

    Osservando invece il fenomeno da una prospettiva prettamente lavorativa, i dati di un’indagine effettuata dalla International Data Corporation evidenziano come la nuvola e le connesse news ict siano state accolte con grande entusiasmo dalle aziende italiane di medie e grandi dimensioni, il 53% delle stesse infatti sostiene di utilizzarla già o di essere intenzionato ad utilizzarla; Le PMI invece si dimostrano ancora caute sull’esprimere giudizi riguardo al fatto che questo sistema di storage e sharing possa essere veramente positivo per le loro aziende. L’indagine che è in corso su più di 1000 aziende italiane con più di 50 dipendenti, mostra che il 31% delle aziende intervistate già utilizzano soluzioni cloud, il 22% sta valutando la cosa e il 47% non intende utilizzarle.

    Serena Rigato

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