• User

    Editoria elettronica sì o no? Quale studio di settore?

    Salve a tutti,

    una domandona per gli esperti: abbiamo una società, nata piccola 5 anni fa (sas) e che ora è un po' più grande, ci trasformiamo in srl.

    La società è nata intorno ad un sito web per un target professionale, divenuto poi rivista telematica registrata in tribunale (albo speciale - pubblicazioni scientifiche), ad accesso comunque gratis.

    Nei primi anni il ricavo era solo legato alla vendità di pubblicità.

    Siamo stati inizialmente classificati nel commercio come "altri servizi connessi all'informatica" poiché l'attività e l'oggetto sociale erano molto "fumose" e connesse agli sviluppi futuri (non sapevamo oggettivamente quale sarebbe stato il "ramo" più utile). Il commercialista non trovava di meglio...
    Gli studi di settore difatti richiedevano info generiche e non sempre pertinenti.

    Oggi (dopo qualche anno) il sito (sempre gratuito) è molto noto nel suo target (molto specifico), la società è iscritta al ROC ed in effetti è chiaro che le attività ed i proventi sono condizionati dall'esistenza del sito principale che veicola tutte le attività (pubblicità, vendita altri contenuti/prodotti editoriali a valore aggiunto, convegnistica). I ricavi sono cresciuti bene.

    La domanda che ci siamo posti è se per il fisco/camera commercio/inps siamo sempre "altri servizi connessi all'informatica" oppure siamo veri e propri "editori" (anche se elettronici in tutto e per tutto).

    Come inquadrate la questione (per il futuro e per il pregresso)?
    Nel caso di un nuovo inquadramento, esiste qualcosa per l'editoria elettronica (considerando i quesiti degli studi)?

    Grazie 1.000.000!


  • User

    Ciao superedo73, volevo chiederti una cosa a proposito del registro ROC... ti sei iscritto come concessionaria di spazi pubblicitari?


  • Super User

    Seppur non conosca personalmente l'area dell'editoria ti rispondo con applicazione della logica giuridica.

    Se sei in fase di trasformazione in srl allora starai predisponendo anche un nuovo statuto e dunque un nuovo oggetto sociale.
    Si tratta, tra Voi soci ed amministratori, di capire esattamente cosa fate e dove andate ora che il business si è sviluppoato a tal punto da essere dei punti di riferimento ed addirittura trasformarVi.
    Solo voi potete sapere se ora il vostro core business è quello dell'editoria.

    Se così fosse predisporrete un oggetto sociale che lo contempli quale principale, aggiungerete eventuali secondari e da lì procederete alle variazioni necessarie.... registro imprese (consegente a deposito del notaio).... agenzia delle entrate (eventuali altri organi specifici di settore che io non conosco) e valuterete eventuali impatti previdenziali.

    Gli studi di settore verranno di conseguenza con il nuovo e corretto inquadramento del codice attività (e le eventuali separate attività secondarie).

    In effetti, per quanto scrivi, quel codice anche a me sembra non più "centrato".

    Paolo


  • User Attivo

    quoto in pieno Paolo


  • User

    Grazie Paolo,
    condivido le tue osservazioni.

    E' ormai indubbio che siamo "editori" elettronici.

    Il problema "fiscale", sul quale mi piacerebbe avere una impressione, è che pare che per il fisco l'editoria elettronica "pura" non esista, benché sia una attività più che attuale.

    I codici attività portano verso "altre attività connesse all'informatica" (servizi) o "editoria" (manifatture).
    E gli studi di settore di entrambi appaiono inadeguati: il primo ha cespiti pertinenti ma voci di ricavo poco mirate (i ricavi andrebbero tutti in "altro").... mentre il secondo non ha cespiti pertinenti (macchine stampatrici, etc.), ma un paio di voci di ricavo pertinenti.

    E i pareri sono stati i più variegati....


  • Super User

    Personalmente, dando comunque prevalenza alla reale attività svolta, mi orienterei verso il codice collegato allo studio più attinente sotto il profilo generale (diciamo il titolo).
    In poche parole mi orienterei verso l'editoria, seppur intesa quale tradizionale.

    Il fatto che non sia "sartorialmente" tagliato sull'attività di pubblicazione on line per ciò che concerne i beni strumentali potrà eventualmente essere parziale aiuto nel giustificare una eventuale non congruità o non coerenza futura.

    In effetti non ho verificato i codici attività, ma presumo tu l'abbia fatto.... ti consoli sapere che in commercio elettronico ha soli due codici moooooolto generici..... attenderemo il prossimo aggiornamento dei codici!

    Paolo


  • User

    Ti ringrazio. Anche io ero dell'avviso.

    Il salto però non è da poco... si passa dai servizi alle manifatture...

    Anche per l'INPS ci sarebbero quindi riflessi "importanti" (commercio -> industria).

    Nel caso ti capitasse di dare un'occhiata ai codici, credo la cosa potrebbe risultare di interessare per moltissimi partecipanti, specie con l'avvento di AdSense e con la L.62/01 che ha introdotto la nozione di "prodotto editoriale" (nella quale ricadono poi la gran parte dei siti web).

    In effetti, come qualificare chi:

    • ha un sito web sul quale pubblica contenuti (con periodicità o meno, propri o meno, registrato come rivista o meno...);
    • ha dei ricavi collegati a tale sito (sia come pubblicità - Adsense ad esempio -, oppure anche come corrispettivo per l'accesso ad aree riservate e/o contenuti a pagamento pubblicati con una certa periodicità), escluso il mero caso di vendita di beni ovviamente;

    E' un editore?
    Servizi di "banche dati"?
    Altre attività connesse all'informatica?


  • Super User

    Ma se ti dicessi che una recentissima sentenza ha stabilito che il proprietario di un blog riveste la figura del "direttore responsabile" che tu ben sai cos'è.....

    Un modo in evoluzione, e nuove tecnologie cui sono difficilmente applicabili le definizioni per il mondo analogico.

    Paolo


  • User

    Beh, se andiamo a scartabellare giurisprudenza di tribunali (e talvolta purtroppo anche la cassazione), credo che troveremo tranquillamente tutto ed il contrario di tutto... 😉

    Tornando alla nostra discussione (ovviamente se ritieni se ne possa discutere qui), se un cliente si presentasse nel tuo studio, esponendoti la situazione che penso comune a molti frequentanti del forum:

    "Caro Paolo, ho un sito che parla di cucina/html/politica/caccia&pesca/finanza/notiziedellavalpadana/etc.etc. e che inizia ad avere un buon numero di accessi. Ho messo su AdSense e vedo che la cosa merita un inquadramento regolare/quasi quasi metto anche qualche sezione a pagamento perché sono veramente bravo..... mi apri l'attività?"

    ..tu che inquadramento proporresti con la camera di commercio, ufficio IVA e INPS?


  • Super User

    Impresa commerciale (società od individuale), iva, profilo previdenziale e poi chiamerei l'avvocato dicendo "ho un cliente che fa questo, quello e quell'altro, così, così e così, in questi e questi altri tempi, vorremmo che tu verificassi gli eventuali obblighi derivanti dalla normativa sull'editoria". In base alla risposta dell'avvocato sceglieremmo i codici (od il codice attività giusto)..... senza alcuna preclusione dunque, verso quella che mi sembra la scelta più naturale.... l'editoria.

    Purtroppo dovrei valutare il caso concreto con dati ben più specifici di quelli che ci sono qui sul forum.... e non posso risponderti che così..... però capisco comunque poco le tue perplessità sull'inquadramento editoriale tradizionale (non una critica sia chiaro).

    Qualsiasi rivistra, vive di pubblicità..... stampata in quella tradizionale.... adsense, banner ecc. in quella digitale.

    Paolo


  • User

    Caro Paolo, ti ringrazio di cuore.
    Non fraintendermi, la mia perplessità non è verso l' inquadramento editoria - che anzi, sin dall'inizio mi sembrava la scelta più logica e lineare. Siamo d'accordo al 100%.

    Più che perplessità, i dubbi sul salto diventano di "opportunità" nel momento in cui:

    • Alla camera di commercio ed all'agenzia dell'entrate (ahimé non abito a Roma o Milano..) spiego quello che facciamo e ti guardano a bocca aperta e pupilla dilatata, con rimpalli e/o risposte del tutto vaghe e generiche...(del tipo "mah, veda lei", o "bisognerebbe sentire l'amm.centrale, la camera di commercio/l'ufficio iva", etc.);
    • Sugli studi di settore le voci sono più che carenti e subito si capisce che, in un caso o nell'altro, siamo "fuori dal seminato" riguardo l'attività reale.
    • Quando provo in modo "spartano" a simulare lo studio editoria su Gerico 2006 ti spara un bel 100.000 di reddito congruo minimo, anche inserendo dati "base", a fronte di un 40.000 di "altre attività connesse...". ... difficile pensare che un "piccolo editore", possa avviare una attività (spesso home-made) con bordate del genere...

    A questo punto le mie certezze iniziali iniziano a vacillare di fronte all'evidenza di questi "riflessi" e penso...

    1. ma siamo sicuri che per il fisco italiano chi pubblica e guadagna su web sia un editore?
    2. siamo degli alieni? Nessuno in Italia ha siti web sui quali pubblica contenuti e genera ricavi? E "di fatto", come sono inquadrati...?

    Cmnq grazie mille, le tue risposte mi hanno aperto dato indicazioni utilissime per proseguire il percorso!


  • Super User

    Capisco le tue perplessità, ma una volta che è stato deciso il profilo civile della tua attività (evidente impresa commerciale nel settore dell'editoria) l'inquadramento fiscale non può che discenderne.

    Purtroppo la realtà dei fatti è quella di una fotografia fiscale sfocatissima della vs. attività..... ma evidentemente si è soggetti a quella fotografia obbligatoriamente.

    Piuttosto che trovare strade non corrette per sfuggire a quella fotografia o per farmene fare una diversa (parlo di studi di settore logicamente), mi farò forte delle condizioni meteo, delle interferenze elettromagnetiche e delle macchie solari per spiegare un domani il perchè sia cotanto sfocata.... il contraddittorio con l'agenzia delle entrate è obbligatorio prima di qualsiasi accertamento da studi di settore.

    é una questione di rischio d'impresa anche questo..... da un lato si sceglie la strada corretta con il rischio diretto di una accertamento per mancato adeguamento al ricavo congruo..... dall'altro si sceglie addirittura di utilizzare un codice attività ed uno studio di settore diversi dalla realtà civile ed economica dell'attività che svolgete, soprattutto se poi si pensa che tale realtà è anche suggellata dalla registrazione in tribunale della testata.

    Purtroppo non ho casi del genere, ma sicuramente farei questo ragionamento all'imprenditore rendendolo consapevole della situazione.

    Paolo