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    [Lingua italiana] Alcune nozioni su usi e valori dell'accento

    Salve. 🙂

    Allo scopo di venire incontro a tutti coloro che, per mestiere o passione, sono soliti creare contenuti testuali da inserire nella Rete, continuiamo il viaggio nell'universo della nostra splendida lingua nazionale e forniamo un condensato di semplici regole per rendere i brani più corretti, precisi e conformi alle norme dell'Italiano.

    Stavolta è di scena l'accento e il suo corretto / scorretto posizionamento. Discuteremo regole generali ed eccezioni. Non mancheranno rivelazioni piuttosto sorprendenti.

    Nella lingua italiana, l'accento è un segno che denota convenzionalmente la vocale della sillaba sulla quale, leggendo una parola, la voce del lettore si eleva di tono e quasi sembra fermarsi.

    Tale sillaba si chiama sillaba tonica (leggere: tònica), mentre tutte le altre (sulle quali la voce non cambia né si arresta) sono dette sillabe atone (leggere: àtone).

    Ne consegue che tutte le parole hanno un proprio accento tonico, nato ed usato proprio per designare la corretta pronuncia di ciascun vocabolo.

    Attenzione! L'accento tonico ha a che fare con la pronuncia delle parole (Fonologia, Ortoepia), non con la loro scrittura - infatti l'accento che abitualmente conosciamo è posto solo su alcune parole, non su tutte.

    L'accento che troviamo esplicitamente indicato in parole come più, così, però, , è etc. si chiama accento grafico: esso coincide in posizione con l'accento tonico (che invece non si indica), ma contiene alcune informazioni in più.

    Se infatti esiste in italiano un solo tipo di accento tonico, esistono ben tre accenti grafici:

    • L'accento grave (`)

    • L'accento acuto (?)

    • L'accento circonflesso (?)

    Di questi, il terzo ormai è molto poco usato, mentre i primi due hanno l'importante funzione - quando scritti su "e" ed "o" - di chiarire se si tratti di vocali rispettivamente aperte (e allora si usa l'accento grave, come in però, parlò, è, tè) o chiuse (subentra l'accento acuto, come in móndo, tóndo, perché, poiché, né, sé).

    Cli accenti grafici che permettono tale distinzione vengono anche chiamati accenti fonici (leggere: fònici).

    Riassumendo: l'Italiano ha un accento tonico, due accenti fonici e tre accenti grafici; quelli che si segnano sono gli accenti grafici, con valore di volta in volta fonico (distinguere il carattere chiuso / aperto delle vocali) o tonico (indicare dove si arresta e sale di tono la voce nel leggere il vocabolo).

    Vediamo ora le regole relative al posizionamento dell'accento, che può essere obbligatorio, facoltativo o vietato.

    [CENTER]Norme relative agli accenti.[/CENTER]

    a) L'accento grafico è obbligatorio:

    • Sulle parole polisillabiche con accento tonico sull'ultima sillaba (dette tronche); scriveremo dunque:

    però, partì, rarità, condurrò, trallallà, perché, sicché, etc.

    • Nei monosillabi in cui ci sia un dittongo raccolto (cioè una coppia di due vocali vicine di cui la prima è i, u, la seconda a, e, o); avremo pertanto:

    ciò, già, giù, può, etc.

    • Nei monosillabi che, una volta accentati, hanno diverso significato rispetto a quelli non accentati. Ad esempio:

    (voce del verbo dare; gli dà uno zuccherino) contro da (proposizione semplice; vengo da Trapani)

    è (verbo essere; è incantevole) contro e (congiunzione; Luca e Paolo)

    (congiunzione avversativa; né di destra, né di sinistra) contro ne (particella pronominale; ne prendo due)

    (avverbio; guarda là) contro la (articolo o pronome; guarda la casa)

    (avverbio; vengo da lì) contro li (pronome; li vedrei bene in una foto)

    (affermazione; ti ho detto di sì) contro si (particella pronominale; si dice che...)

    (pronome riflessivo; parla sempre di sé) contro se (congiunzione condizionale; se tu parlassi bene...)

    (avverbio: sali sù da me) contro su (preposizione: la penna è su una mensola)

    b) L'accento grafico è facoltativo:

    • Su tutte quelle parole che, con diversa accentazione, cambiano significato; avremo quindi:

    àncora e ancóra, càpitano e capitàno, pèrdono e perdóno, sùbito e subìto, circùito e circuìto, pèsca e pésca, etc.

    • In alcuni casi di unificazione di due consonanti identiche; ad esempio nella parola principio, il plurale porge principii (se fosse principi, una i, sarebbe il plurale di principe), ma si può anche scrivere principî, con una sola i e l'accento circonflesso; stesso caso con alcune voci del del verbo odiare (che tu odî o che tu odii, ma anche tu odî o tu odii - poiché "odi" con una sola i è il plurale di ode).

    c) L'accento grafico è vietato:

    • Su qui e qua; infatti, diversamente da quanto possa sembrare, la "u" in qui e qua non è una vocale vera e propria, ma un segno convenzionale che segue la "q" con valore di semiconsonante, quindi è inutile accentare una parola con una sola vocale.

    • Sui monosillabi do, sta, sto, fa, va, no, so, sa, etc.

    (Sono pertanto da considerarsi errori gravi forme come , stà, , etc.)

    Nota: alcuni sostengono che l'accento andrebbe posto anche su parole come do e fa per evitare di confondere tali monosillabi con le note musicali; questo, però, è errato per due motivi:

    1. È generalmente molto facile, in un contesto, capire se "do" indica una nota musicale o il verbo "dare"; idem per "fa".

    2. Secondo questo criterio, per distinguere il "la" nota dal "la" ordinario occorrerebbe accentare il secondo, ma in questo modo si otterrebbe "", che dal precedente sappiamo essere un avverbio, non il "la" articolo. Stesso discorso con il "si".

    [CENTER]Nota finale (per veri intenditori :D).[/CENTER]

    Nelle tastiere per computer si trovano normalmente le seguenti lettere accentate (oltre ad è / é ed ò😞

    • à

    • ì

    • ù

    Si ha dunque lo stesso accento grafico (grave) per le vocali a, i , u. Ciò, tuttavia, corrisponde ad una convenzione errata, ed il motivo è semplice.

    • La vocale "a", per sua natura, ha sempre suono aperto, dunque si indica correttamente con l'accento grave e si scrive à (sarebbe un errore, almeno in italiano, scrivere á).

    • Viceversa, però, le vocali i ed u hanno per loro natura suono chiuso, dunque sarebbe lecito aspettarsi (e più corretto scrivere) ú ed í con accento acuto, invece invece di ù ed ì con il grave come si fa abitualmente.

    In tempi recenti, alcune case editrici più serie stanno adottando il criterio di scrivere le vocali i ed u, quando accentate in testi italiani, sempre con accento acuto, lasciando solo la a con il grave.

    C'è da augurarsi che anche gli standard sulla costruzione delle tastiere e sulla programmazione informatica cambino presto, tornando ad adeguarsi finalmente alle regole della Grammatica.

    Buona scrittura a tutti. :sun:

    Nota Bibliografica: L'esposizione dell'argomento e alcuni esempi sono ispirati da:

    Silvestro, G.: Il Segno dell?Uomo. Grammatica Italiana per le Scuole Medie Superiori. Loffredo, Napoli, VI ed., 1984.

    Ceppellini, V.: Il Dizionario pratico di Grammatica e Linguistica. De Agostini, Novara, I ed., 1996.

    Matteucci, P.: Accento grafico su i e u: grave o acuto? (Articolo on-line) 27 Marzo 2004; reperibile presso: achyra.org/matteucci/files/iu.pdf