• Consiglio Direttivo

    [Lingua italiana] Sulle lettere maiuscole e minuscole: regole e consigli pratici

    Salve. 🙂

    Eccoci ad un nuovo appuntamento con le discussioni monografiche dedicate ad alcuni approfondimenti sulla lingua italiana.

    Lo scopo di questi thread (riconoscibili dall'apposito tag "[Lingua italiana]" nel titolo) è condividere idee e conoscenze con tutti coloro che, per mestiere o semplicemente per "gioco", hanno quotidianamente a che fare con la scrittura e sono interessati a curare non solo il contenuto dei loro lavori - che sulla Rete resta l'elemento essenziale - ma anche la forma, ovvero il come si scrive qualcosa.

    Non è infatti un caso che i siti più autorevoli, celebri e segnalati presentino sì contenuti originali e innovativi, ma anche uno stile espressivo semplice, comprensibile, che rispetta con precisione e regolarità le norme del nostro idioma nazionale.

    (Norme che poi non sono così tante né così complicate, ma consentono di dare ad un testo un aspetto estremamente professionale, moltiplicandone il potenziale d'impatto a dismisura.)

    Oggi parliamo di maiuscole, argomento molto complesso e affascinante, pieno di sfumature delicate e dettagli che a volte possono fare la differenza. :sun:

    Innanzitutto una doverosa premessa; le lettere maiuscole (dal latino maiuscula littera, derivato da maius, 'maggiore') non indicano suoni diversi rispetto alle corrispondenti minuscole (dal latino minuscula littera, derivato da minus, 'minore'), dunque la scelta nell'uso è una pura convenzione che la comunità degli scriventi ha adottato, perfezionato e stabilizzato nel tempo.

    Le regole che attualmente prescrivono quando e dove posizionare le maiuscole in luogo delle minuscole sono dunque un prodotto della Storia e della cultura di ciascuna comunità linguistica e sono soggette a cambiamenti periodici (ma su scale temporali di secoli, non di mesi o settimane).

    Più che parlare di vere e proprie "leggi" - che pure ci sono, ma sono pochissime - possiamo allora parlare di "abitudini", "pratiche", "costumi" che ci fanno scegliere se scrivere una parola con l'iniziale maiuscola o minuscola.

    In generale possiamo affermare con sicurezza che inserire una maiuscola ad inizio parola rende il termine più "importante" nella frase, caricandolo di un'enfasi che altrimenti non avrebbe.

    In ragione di ciò, oggigiorno conveniamo di adottare le maiuscole in alcuni casi salienti, che ora passiamo in rassegna.

    La maiuscola è (quasi sempre) obbligatoria:

    I) Quando si comincia un periodo, proprio per indicare che da quel punto - e non altrove - inizia un nuovo pensiero, un nuovo concetto, un nuovo discorso. Ad esempio:

    Non condivido ciò che dici, ma rispetto il tuo diritto a esprimerti.

    II) Dopo il punto fermo. Il motivo è sempre lo stesso: il punto fermo conclude una frase (cioè un concetto), pertanto la parola che segue un punto fermo - non si considerano ovviamente quelli usati nelle abbreviazioni, come "sig." o "dott." - ragionevolmente apre un nuovo filone, dunque si ricade nel punto I) e va messa la maiuscola. Ad esempio:

    Sopra la porta chiusa c'era la targa con la dicitura 'Avv.' e il nome del legale. Bussai delicatamente, senza ricevere risposta.

    Solitamente si usa la maiuscola anche dopo punti interrogativi, punti esclamativi e puntini di sospensione, anche se sono ammesse (rare) eccezioni. Ad esempio:

    Quanto vuoi per la borsa? E per i guanti?

    Non ti muovere! Sta' fermo, ti ho detto!

    Insomma, come dire... Sono stato bene qui, ma ora è tempo che io vada.

    III) Nei discorsi diretti riportati, ovvero quando inseriamo in un testo le frasi dette, parola per parola, da qualcun altro; in questo caso si introduce il discorso diretto con due punti e una lineetta (oppure lo si pone tra virgolette). Ad esempio:

    Il vecchi sussurrò: ? Non distrarti!

    Le sue parole furono chiarissime; disse: «Cerca di riguardarti e non pensare al passato.»

    IV) Con i nomi propri di persona, i cognomi, i nomi di luogo (odonimi), per l'importanza che tradizionalmente attribuiamo a queste particolari parole. Ad esempio:

    Aldo, Giovanni e Giacomo; Alessandra, Cornelia e Melania;

    Dante Alighieri, Michelangelo Buonarroti;

    Roma, Milano, Napoli;

    via della Scrofa, piazza Quattro Giornate, viale Ancella.

    [Attenzione però: in alcuni casi nei cognomi c'è oscillazione tra maiuscola e minuscola, specie in presenza di particelle quali "di" e "de": ci sono infatti i De Falco e i del Prato, i Di Cioccio e i di Girolamo. Il fenomeno accade anche in altre lingue europee, come il tedesco con il "von" minuscolo, l'olandese con il "Van" maiuscolo e il francese con il "de" minuscolo.]

    La regola vale anche con i nomi propri dati ad animali; ad esempio:

    Bucefalo, il cavallo di Alessandro Magno;

    Botolo, il cane di Tonio.

    V) Con i titoli di opere, pubblicazioni, società, istituzioni pubbliche e private. Ad esempio:

    La Gazzetta dello Sport; La Divina Commedia;

    Il Ministro della Pubblica Istruzione;

    la ditta Acme; la Borsa di Milano.

    Se il titolo è formato da più di una parola, si può lasciare l'iniziale maiuscola solo alla prima, magari adottando altre scelte tipografiche - corsivo, sottolineato, virgolette - per far capire dove finisca il titolo predetto. Ad esempio:

    Riferendomi a "Il nome della rosa" non posso non ricordare la figura di Jorge da Burgos...

    Ancora: se il titolo dell'opera comincia con un articolo e questo viene inglobato in una preposizione, la maiuscola passa sulla parola successiva. Ad esempio:

    All'interno dei Promessi Sposi gioca un ruolo essenziale la Provvidenza [personificata, dunque maiuscola]...

    VI) Con i nomi dei secoli, quelli di grandi correnti e periodi storici e quelli di ambito religioso (solennità, feste, attributi divini). Ad esempio:

    Il Quattrocento; il Duecento; la peste del Trecento;

    l'Umanesimo, il Risorgimento, l'Illuminismo;

    Natale, Pasqua, Hanukkah, il Ramadan.

    Dio, la Madonna, lo Spirito Santo; l'Onnipotente, il Padre, il Creatore, il Figlio unigenito.

    Si noti però che se un movimento viene inteso non come fase storica, ma come indicazione astratta di un complesso di fenomeni che si ripresentano ciclicamente, passa in minuscolo. Ad esempio:

    In Italia il Fascismo durò circa vent'anni. / Vedo in quest'epoca pericolosi segnali di un fascismo strisciante.

    VII) Con i nomi di cosa personificati, dal momento che in casi del genere il nome comune (generico) di cosa si trasforma in un'entità più rilevante e acquisisce lo status di persona - per la quale sappiamo essere obbligatoria la maiuscola. Ad esempio:

    Invoco la Grazia, affinché visiti la mia dimora.

    La Fame è una brutta bestia.

    "L'Orrore, l'Orrore...".

    VIII) Con i nomi dei corpi celesti, i quali sono sempre designati con iniziale maiuscola se inseriti nella prosa scientifica, mentre (solo nel caso di Terra, Luna e Sole) ammettono la minuscola in altri contesti. Ad esempio:

    Sirio, Alfa Centauri, Giove, Saturno, Plutone, l'asteroide Hidalgo, la Luna, la Terra, il Sole, Mercurio...

    ma, in ambito letterario:

    Questo bel sole che ci scalda il cuore.

    La regola della maiuscola iniziale si estende anche ai nomi dei punti cardinali quando essi si riferiscono a un'area geografica; avremo pertanto Nord, Sud, Est e Ovest, Oriente, Occidente, Mezzogiorno o Meridione e Settentrione. Ad esempio:

    Il Nord del Mondo; il lontano Oriente; il Mezzogiorno d'Italia, l'Occidente industrializzato...

    In molti altri casi la maiuscola subisce un'oscillazione con la corrispondente minuscola, secondo il contesto d'uso e le scelte stilistiche di chi scrive - diventando in pratica facoltativa.

    Ecco una rassegna:

    1. Nomi di popolo / aggettivi di nazionalità: se una parola indica un popolo, la si pone con iniziale maiuscola; se assume il ruolo di semplice aggettivo, viene posta ordinariamente in minuscolo. Ad esempio:

    Gli Inglesi sono tra i maggiori consumatori di tè del mondo.

    e contemporaneamente:

    Il tè inglese è servito spesso con una goccia di latte freddo al posto della classica fettina di limone.

    1. Cariche e titoli: con parole indicanti titoli nobiliari, alte cariche di uno Stato, determinazioni gerarchiche si usa tradizionalmente la grafia maiuscola; se però il termine è seguito da un nome proprio, si può tornare al minuscolo. Ad esempio:

    Il Re di Francia / Il re Luigi XVI;

    Un grande Papa / Ecco papa Giovanni XXIII;

    Il Ministro ha sostenuto che... / Giunta una lettera del ministro Spaventa.

    Si parla in questo caso di "maiuscole reverenziali" (ci torneremo prossimamente).

    1. Appellativi professionali "per antonomasia" e simili: a volte si usa la maiuscola con un nome generico indicante una professione o una caratteristica quando si vuole indicare uno specifico personaggio "passato alla storia" con quella denominazione:

    L'Avvocato (Gianni Agnelli); il Professore (Romano Prodi); il Cavaliere (Silvio Berlusconi); il Bardo (William Shakespeare); il Cieco (Omero); il Divo (Giulio Andreotti); il Battista (Giovanni cugino di Gesù); il Grande Inquisitore (Torquemada).

    1. Nomi comuni che possano generare ambiguità e confusioni: se la medesima parola può assumere due significati diversi secondo il contesto, l'uso della maiuscola può aiutare a risolvere varie ambiguità. Ad esempio:

    La Camera dei deputati / la camera di un albergo;

    lo Stato o il Paese (= territorio, comunità, istituzioni) / lo stato di necessità (= condizione);

    la Chiesa (= comunità dei fedeli e istituzione) / una chiesa gotica (= edificio)...

    Rientrano in questo caso anche tutti quei nomi comuni ai quali si voglia dare una particolare connotazione generalissima o un'importanza saliente, un po' come in un processo di personificazione o di astrazione assoluta. Ad esempio:

    La Storia non si fa con i "se";

    La Legge non ammette ignoranza;

    La Donna è il capolavoro del Creato.

    1. Ultimo caso è quello della cosiddetta maiuscola poetica: quando cioè si scrive con il capolettera maiuscolo ogni prima parola di un verso in una poesia.

    Si tratta di una "violazione" alla regola generale (che vieta le maiuscole in mezzo alle frasi) annoverata in generale tra le licenze poetiche, dunque lecita per maggiore autorità della Poesia sulla Norma.

    Ad esempio:

    Per me si va nella città dolente,
    Per me si va nell'etterno dolore,
    Per me si va tra la perduta gente...

    Questo lungo post si chiude qui, ma la questione non è del tutto esaurita; mancano infatti alcuni aspetti molto interessanti del problema-maiuscole: ad esempio, si è parlato sopra di "maiuscole reverenziali" (quelle che compaiono anche in mezzo alla parola, come in "arrivederLa").

    Non solo: restano da esaminare i molteplici casi collegati all'uso che dei capilettera si fa in ambito Web e in generale nel mondo della comunicazione.

    Dopo aver dato spazio al rigore delle regole, prossimamente ci occuperemo della libertà un po' anarcoide di pubblicitari, grafici, designer e scrittori via etere, che hanno scelto strade tutte loro in tema maiuscole & Co.

    A presto. 🙂


  • User Newbie

    In uno spazio per la lingua italiana non si potrebbero tradurre thread e post?
    Comunque, tornando alla questione delle maiuscole io invito vivamente i poeti a non cominciare mai ogni verso con una maiuscola. Lo trovo di cattivo gusto. Questa licenza i poeti se la potevano risparmiare.


  • Consiglio Direttivo

    Buon giorno Signore. 🙂

    Sulla maiuscola poetica concordo appieno: è di certo la licenza ortografica che meno amo, tra tutte quelle che pure i versificatori si concedono (e alle quali peraltro non trovo motivo alcuno per oppormi).

    Mi hai inoltre ricordato che sono in debito con questo filone di alcune precisazioni sulla maiuscola reverenziale; proverò a emendare nel seguito, appena possibile.

    Una nota velocissima: sì, le parole "thread" e "post" sono chiaramente anglicismi un po' fuori luogo in una sezione quale quella in cui ci troviamo; personalmente provo sempre a evitarli ? usando "discussione", "filone" o "dibattito" e simili in luogo di "thread" e "intervento", "contributo", "messaggio" e via discorrendo in luogo di "post".

    Non ho riletto il mio precedente intervento (;)), ma è possibile che i barbarismi fossero necessari per evitare ripetizioni di altri sinonimi italiani di cui avevo già fatto uso in precedenza: non amo le riproposizioni e a volte una piccola "concessione allo straniero" ? mi spiego subito ? può snellire un discorso che altrimenti finirebbe col riempirsi di duplicati e gemelli.

    Infine: sebbene la sezione sia dedicata alla lingua italiana ? e il sottoscritto, nel ruolo di suo Moderatore/curatore/promotore, cerchi per quanto è in suo potere di far primeggiare l'idioma nazionale ? non si può ignorare il contesto generale: il Forum gt (il fòro gt, scriverebbero i puristi) in cui ci troviamo tratta prevalentemente di ottimizzazione del posizionamento dei siti informatici sui motori di ricerca, e in esso gli anglicismi (tecnici o meno che siano) abbondano e si considerano ormai acclimati.

    Sarebbe dunque una forzatura innaturale, da parte mia o di chiunque altro, il tentare di imporre una norma pur corretta ma fondamentalmente non condivisa dalla comunità, precipuamente in uno spazio di discussione che da anni si fa alfiere della tolleranza e del rispetto (oltre che vettore privilegiato di un alto livello di precisione tecnica e quindi di settorializzazione degli argomenti, con le comprensibili conseguenze sull'avanzare del gergo).

    Ciò premesso, sono personalmente e pubblicamente impegnato da anni in una campagna per l'abbandono degli esotismi inutili e la loro sostituzione con altri più vicini al nostro sentire e alla nostra gloriosa tradizione linguistica, quindi ben venga ogni tentativo di tradurre e adattare l'abnorme serie di parole e locuzioni di importazione estera in sequenze a noi più familiari: il giovamento che se ne ricaverebbe sarebbe a dir poco colossale, su ogni piano di realtà espressiva e culturale.

    Alla prossima, e grazie di esser passato di qua. 🙂

    :ciauz: