• Super User

    Semantica; ... ma cos'è?

    La semantica è potenzialmente uno degli argomenti di maggiore interesse per i webmaster, costretti a fare i conti con gli algoritmi dei motori di ricerca che di semantica praticamente vivono.

    Ma esattamente, oltre la spiegazione che ci viene dall'acronim verde del wikigt, cos'è la semantica e come è possibile sviluppare semanticamente un testo così da renderlo interessante ai MdR? :mmm:


  • Moderatore

    Sul tema "semantica" mi era capitato, tempo fa, di trovare online l'interessante sito di un giovane studioso di semiotica, Piero Polidoro.

    Polidoro mette a disposizione una "lezione introduttiva" alla semantica, un testo breve e assolutamente alla portata di tutti, da cui volevo riprendere almeno le prime righe.

    "Il termine semantica fu introdotto nel 1883 dal linguista francese Michel Bréal per indicare lo studio scientifico del significato. Ma che cosa intendiamo per ?studio scientifico del significato??
    Quali sono le domande che si pone la semantica? Rispondere è difficile, perché esistono molte teorie semantiche e fra di esse sono più evidenti le differenze che i punti di contatto. Alcuni studiosi si interessano al problema dei concetti (che cosa sono i concetti? qual è la loro natura psicologica?
    che tipo di informazioni registrano?), altri, invece, cercano di comprendere come si organizza l?insieme di significati che appartengono e costituiscono una cultura (che tipo di rapporti interni esistono? quali ?grandi aree? si formano?), altri ancora sceglieranno approcci differenti. Facciamo
    allora un po? d?ordine, vedendo quali sono i principali modi di affrontare il problema della semantica.
    Possiamo dire che ogni processo di significazione chiama in causa tre elementi fondamentali: espressione, referente e contenuto.

    L?espressione sarà ovviamente il dato materiale che ?innesca? il processo di significazione (il suono /cane/, l?insieme delle linee e dei colori che costituiscono il disegno di un cane, ecc.), il contenuto sarà il concetto di cane che noi abbiamo nella nostra cultura, mentre il referente sarà, ad esempio, quel particolare cane (presente o assente) di cui stiamo parlando. Questo triangolo è molto utile perché, con una buona approssimazione, possiamo distinguere i diversi approcci al problema del significato in base all?importanza che si dà ai suoi lati. Una prima grande distinzione, infatti, può essere fatta dicendo che la filosofia (e in particolare la logica) si è interessata soprattutto al rapporto esistente fra contenuto e referente, mentre la linguistica e, quindi, la semiotica, si sono occupate soprattutto del rapporto fra espressione e contenuto."

    Cito Polidoro (che è nato nel 1977 e non è quindi un "cattedratico" affermato, ma lavora comunque in ambito universitario, svolgendo ricerche e seminari) perchè fra le altre cose ha pubblicato - quest'anno, presso Carocci - un saggio che dovrebbe essere molto interessante per un webmaster: "Che cos'è la semiotica visiva".

    Il volume è la rielaborazione dei concetti esposti dall'autore nel corso di un seminario tenuto un paio di anni fa alla Sapienza di Roma, presso la cattedra di Semiotica.

    Il titolo del seminario era "Da Kandisky al banner": il ricercatore è quindi particolarmente affezionato alla "grafica" - come elaborazione di immagini e di simboli, come forma comunicativa "complessiva", quindi - mentre forse si è occupato solo parzialmente di "semantica applicata ai testi", almeno nei suoi lavori più originali.

    Sappiamo invece che le teorie di Information Retrieval attualmente applicate dai motori di ricerca lavorano "molto" sull'analisi testuale delle pagine, e in questo senso quello che può servirci per fare un' "ottima" pagina web è proprio legato alla nostra capacità di produrre testi semanticamente completi e ricchi, capaci di sembrare "i migliori su quel dato argomento" da un punto di vista semiotico generale.

    Anyway, gli studi di Polidori sono sicuramente un'occasione per avvicinare alla semiotica "persino" chi si occupa di grafica, web designers in primis.

    Vale a dire che quando si parla di comunicazione - cioè capacità di traghettare dei "significati" attraverso dei "simboli", siano essi parole o immagini - si parla in qualsiasi caso di qualcosa che ha profonde radici gnoseologiche; di un'operazione che, consapevolemente o inconsapevolmente, richiama un insieme di concetti e di tecniche che molto spesso si "danno per scontate".
    Il che è perfettamente legittimo e "normale", perchè la nostra "naturale" capacità comunicativa si è forgiata all'interno di una società che si differenzia da quelle primitive proprio per la produzione di "cultura scritta".

    Infatti ciascuno di noi è solito "comunicare" utilizzando un proprio vocabolario (più o meno ricco), e nella maggior parte dei casi non abbiamo nemmeno il tempo per interrogarci sulle origini delle parole che adoperiamo.

    Eppure questo vale anche quando comunichiamo con l'immagine - adoperando un gusto estetico e un'organizzazione dello spazio e del colore più o meno soggettivi o originali.

    Ogni "simbolo" ha una sua storia e un suo "scopo".
    I motori di ricerca stanno imparando a capire qual'è lo scopo di determinate parole, e sono sempre più in grado di valutare qual'è lo "spessore" di un determinato discorso in base ai simboli utilizzati per metterlo in essere - quali lemmi per quale argomento, dovrebbe essere il nostro cruccio SEO.

    Dal punto di vista accademico la semantica può essere studiata con un approccio legato alla sociologia e alla filosofia del linguaggio, e quindi del tutto all'interno di quella prospettiva che dà forma (nei casi migliori anche sostanza) alle attuali facoltà di Scienze della Comunicazione.

    Per chi fa SEO, secondo il mio umilissimo parere, lo studio della semantica dovrebbe essere affiancato dalla materie "storiche" nel campo dello studio delle parole e del linguaggio, vale a dire semiotica e filologia.
    In questo senso alcune facoltà di Lettere e Filosofia - dove i dipartimenti di filologia continuano ad esercitare una forte influenza e dove si continua a fare ricerca "delle parole sulle parole" - lavorano molto più da vicino su quello che potrebbe essere il centro del nostro "voler scrivere un ottimo testo per la nostra pagina web".

    In sintesi, parlando di semantica e di semiotica applicate alla seo, propenderei per un approccio più filologico e meno sociologico.
    Almeno se devo fare copywriting.

    Vale il contrario se invece sto studiando il modo di fare un layout web "comunicativo" ed efficace dal punto di vista simbolico/funzionale.

    🙂


  • Consiglio Direttivo

    @WWW said:

    Possiamo dire che ogni processo di significazione chiama in causa tre elementi fondamentali: espressione, referente e contenuto.

    L?espressione sarà ovviamente il dato materiale che ?innesca? il processo di significazione (il suono /cane/, l?insieme delle linee e dei colori che costituiscono il disegno di un cane, ecc.), il contenuto sarà il concetto di cane che noi abbiamo nella nostra cultura, mentre il referente sarà, ad esempio, quel particolare cane (presente o assente) di cui stiamo parlando.

    Spiegazione molto chiara ed efficace: grazie a WWW ed anche a chi ha scritto il testo.

    Questo mi ricorda un antico problema filosofico chiamato "La Grande Controversia sugli Universali", che tenne in scacco per qualche tempo San Tommaso ed altri pensatori suoi coevi (ricordo vagamente un tal monaco Gaunilone, ma potrei confondermi).

    Ciò che loro si chiedevano era quali fossero i rapporti tra le parole - intese come puro prodotto dell'apparato fonatorio, flatus vocis - e gli enti che da quelle parole venivano indicati e descritti (o le astrazioni di quelli).

    Alcune correnti, addirittura, credevano che i Nomi (= parole) venissero *prima *degli oggetti e fossero ad essi superiori: a ben vedere, chi dice "mela" sta indicando l'Idea della mela, non necessariamente una particolare renetta o golden o annurca, sebbene l'Idea della mela sia sempre in qualche misura personale (alcuni potrebbero astrarre l'idea di una mela rossa, altri di una verde e via dicendo).

    I filosofi di area cristiana risolvevano il problema, piuttosto sbrigativamente, riconducendo tutto a Dio (noi qui non possiamo permetterci questo lusso, e tocca lavorare parecchio di più), ma per trovare un contributo essenziale al dibattito basta ricordare il Bardo, che nel Romeo e Giulietta ha sentanziato come "una rosa, pur se con altro nome, avrebbe lo stesso profumo".

    Avevo un po' di difficoltà a credere che il mondo degli algoritmi informatici potesse sfiorare o perfino compenetrare Arte e Filosofia.

    Sto cambiando idea.


  • Moderatore

    @Leonov said:

    Alcune correnti, addirittura, credevano che i Nomi (= parole) venissero *prima *degli oggetti e fossero ad essi superiori: a ben vedere, chi dice "mela" sta indicando l'Idea della mela, non necessariamente una particolare renetta o golden o annurca, sebbene l'Idea della mela sia sempre in qualche misura personale (alcuni potrebbero astrarre l'idea di una mela rossa, altri di una verde e via dicendo).

    I filosofi di area cristiana risolvevano il problema, piuttosto sbrigativamente, riconducendo tutto a Dio (noi qui non possiamo permetterci questo lusso, e tocca lavorare parecchio di più)

    Sappiamo però che la stessa idea di dio monoteista derivi direttamente da Aristotele, e tramite lui da Platone.

    La concezione delle Idee come "stelle fisse" - di stampo platonico - assomiglia molto da vicino ai termini della polemica medievale cui hai fatto riferimento.

    La filosofia scolastica (e con lei sicuramente tutte le varie concezioni medievali di impronta cattolico-cristiana) riconduceva tutto a Dio.

    Cumulando in questo da Aristotele l'idea del "motore unico" (Dio, appunto, il vero e unico).

    Ma è noto come questa concezione monocausale del divenire fosse null'altro che la riproposizione e la sistematizzazione (=riduzione a sistema) degli spunti platonici.

    Che esistessero delle Eidos ("idee") in grado di esistere a prescindere dalla loro manifestazione concreta - in grado cioè di essere "in sè e per sè" - è farina del sacco di Platone.

    🙂

    Il quale a sua volta aveva studiato Socrate, nè è stato il "diffusore" in forma scritta, possiamo dire con molta approssimazione.

    Ce la ricordiamo la "maiuetica" socratica?

    L'arte di saper "come" si dovrebbero fare le cose - insegnandole a chi le farà veramente.

    😄

    Socrate era quello che diceva all'idraulico come far scorrere l'acqua e al dentista come otturare le carie. Eppure non era nè dentista nè idraulico.

    Naturalmente era "bravo", ed ebbe fortuna nell'Atene dei tempi "d'oro", prima dell'arrivo dei "barbari". Ma altrettanto naturalmente fu fatto fuori non appena le sue protezioni politiche vennero meno.

    😄

    C'entra la maiuetica socratica con la SEO?

    Assolutamente sì.

    Quando si produce un testo "ottimizzato" dobbiamo fingere di utilizzare un linguaggio tale che sembri scritto da un esperto di quel determinato argomento.

    "Come se" fossimo noi gli esperti su quel "tema", capaci, quindi, di trattarlo in maniera esaustiva e raffinata. Anche se non è vero, ovviamente. 😄

    Naturalmente Socrate nella maiuetica sfrutta tutta la filosofia greca "pre-socratica", e in questo senso la retorica - come arte della persuasione - era una pre-condizione al metodo socratico stesso (ma lo dico da profano, ci fossero filosofi chiedo da subito perdono per il taglio sintetico dei miei passaggi).

    Sui pre-socratici conto su Leonov, che senza dubbio ricorda meglio di me questi studi "liceali" (se non altro per il taglio scientifico dei suoi studi successivi - immagino che in Fisica si studino ancora molto i pre-socratici).

    Fatto sta che con Socrate (e da lui Platone e dopo Aristotele) si apre la maggior parte delle "moderne" concezioni filosofiche dell'Occidente cristiano.

    Prima tutti erano politeisti, tanto per dirne una scontata.

    Un fondo di platonismo è rimasto, nella cultura occidentale e nei nostri immaginari di significato.

    Posso non chiamarla rosa, ma posso riconoscerne il profumo.

    Ma non solo.
    Posso pensare alla tua rosa da Napoli e figurarmela qua a Roma, addirittura posso immaginarne l'odore.

    Perchè ho avuto modo di esperirne - in passato - una manifestazione concreta (=ho già odorato una rosa, nella vita).

    Ne ho un'idea pregressa, se vuoi.

    Ebbene la "memoria delle cose", le Idee, erano per Platone "il ricordo di Idee fisse pre-esistenti", capaci di esistere a prescindere dall'individuo e di avere un senso "in sè e per sè" rispetto all'individuo stesso.

    Il quale ricorda la "rosa" nel momento in cui la esperisce per la prima volta.

    "Ricorda" la sensazione/idea di "rosa" che è unica e pre-esistente, uguale per tutti.

    L'invenzione di Dio è la riproposizione violenta - e in chiave di panacea complessiva - di questo principio platonico ripreso da Aristotele.

    Non a caso dall'Ellenismo al Medioevo il passo - dal punto di vista storico e storico-culturale - è breve.

    E non a caso, infatti, l'"età buia" - il lunghissimo medioevo cristiano - affonda le sue radici nella cultura dell'antica Grecia già corrotta dall'arrivo dei barbari di Alessandro Magno (la morte della repubblica ateniese e l'arrivo dell'idea di impero - prima con l'ellenismo e poi con i latini).

    Come dire che la corruzione negativa di alcuni sontuosi "modi di pensare" è alla radice di moltissime delle idee moderne - laddovè alla fantasia e alla libertà della cultura della Grecia Classica - "età dell'oro" - abbiamo aggiunto secoli di inaudite lotte per il potere su scala continentale, pieni di torture e di "silenzio del cervello" (messo a tacere fin troppo spesso, in un modo o nell'altro).

    E abbiamo - fra le altre cose - sviluppato un'intera Religione, completamente diversa dalla precedente.

    Non è un caso, secondo me, che il medioevo si chiuda proprio nel momento in cui la centralità dell'azione storica dell'uomo riacquista peso e spazi all'interno del concreto vissuto quiotidiano.

    Tra XV e XVI secolo si consumano lotte religiose e riforme teologiche, ma si hanno anche scoperte sensazionali sul piano concreto della conoscenza dell'uomo di se stesso e del mondo. L'arte rinascimentale aveva anticipato il nuovo protagonismo dell'uomo, che è ora il motore della storia "Moderna" (non più medievale).


    Ora, il "motore" di cui si parla è Google. 😄
    Molto più semplicemente, se vogliamo. Ma non troppo semplicemente, se pensiamo come questo sia un collettore e un distributore di flussi informativi di incredibile potenza e di sicura importanza per la società del presente e del futuro.

    Chiudo un OT delirante pensando che parlare delle Idee fisse platoniche nel momento in cui si discuteva di semantica è un "ottimo modo" per "allargare la query" - che altrimenti si potrebbe ridurre alla necessità di utilizzare un buon vocabolario nel momento in cui si scrive il testo per una pagina web.

    🙂


  • Consiglio Direttivo

    Sottoscrivo in massima parte il quadro storico proposto da WWW :vai: - che per ovvi motivi di brevità si concede alcune approssimazioni - e dunque, sempre per amor di sintesi, mi astengo dal riportarlo per intero.

    C'è però un aspetto della discussione che mi affascina, relativo alla concezione platonica delle Idee - potremmo chiamarle "Idee a priori".

    Per Platone l'uomo che vede per la prima volta la rosa si mette in contatto con "La" rosa nel mondo iperuranio e la "riconosce", non la "conosce".

    Domanda: è possibile provare che ciò accade?

    Mi spiego: supponiamo di prelevare un indio dalla foresta amazzonica; lo mettiamo in una stanza con un traduttore ed un orologio a pendolo.

    Il traduttore, ordinatamente, spiega all'indio che cos'è l'orologio, a che serve, come funziona; l'indio, per come la intendiamo noi, "conosce" l'orologio.

    Che cosa direbbe Platone di questo esperimento? Che l'indio "riconosce" la pendola ottocentesca, lo scappamento, i rotismi, la molla elicoidale, il batacchio? Che li aveva già da qualche parte, nascosti, ed ora li tira fuori da un cassetto segreto?

    Possibile, certo. Ma come lo provo?

    Il pericolo insito in una teoria come quella platonica è proprio questo: non possiamo mai sapere se ciò che afferma è vero, il che la rende de facto buona come qualunque altra; se non è falsificabile, non è una buona teoria, almeno secondo Popper.

    Non possiamo chiedere all'indio di parlare dell'orologio prima che lo abbia visto, mentre una volta che l'ha conosciuto, come potremmo sapere se gli sembrava di ricordarlo già da prima?

    Con ciò non intendo dire che il buon Ateniese abbia preso un abbaglio, anzi; mi limito ad osservare che la sua teoria resta valida, anzi validissima, però in un ambito diverso: le leggi matematiche, fisiche e chimiche.

    Uno scienziato - non del tipo che inventa marchingegni, ma del tipo che ricerca le leggi ultime della Natura - non fa altro che scoprire e dare nomi a cose che già esistono.

    In tal senso, chi ha scritto la celebre formula E = m c^2 ha solo "riconosciuto" e "nominato" qualcosa che era già presente nel mondo ed era talmente generale da poter essere considerato, appunto, una caratteristica universale (la relazione resta valida senza che importi chi la scrive o come ci arriva).

    Quanto al Matematico, esso non fa che "riconoscere" le leggi di volta in volta permesse da un insieme di regole iniziali - gli assiomi - che già al loro interno contengono tutto quello che poi sarà scoperto. Disegnare un triangolo equivale a dimostrare tutti i teoremi sulla sua geometria, anche se ci vogliono secoli per portare a termine l'impresa.

    La differenza tra Scienze Naturali e Matematiche, dunque, è tutta qui: le prime "riconoscono" solo quello che è possibile nel nostro universo, le seconde "riconoscono" tutto quello che è lecito in un particolare ed arbitrario universo definito dal sistema di assiomi scelto.

    Di Platone è nota una vena idealista nell'agire filosofico, cosa che piaceva poco o nulla a Socrate, che a certi problemi astratti non si interessò mai troppo.

    Inoltre, Platone aveva fatto scrivere sulla porta della sua Accademia "Non entri chi non ama la Geometria", che è trascendente e iperurania per eccellenza (non esiste niente di simile ad una Sfera, nell'universo: solo approssimazioni più o meno rozze). Una dichiarazione programmatica difficilmente equivocabile.

    [A conferma del fatto che li "OT deliranti" restano, in certi ambiti, la parte più divertente e stimolante di una discussione... :D]


  • Moderatore

    @Leonov said:

    [A conferma del fatto che li "OT deliranti" restano, in certi ambiti, la parte più divertente e stimolante di una discussione... :D]

    Dio ci scampi dall'idea di dimostrare la bontà della filosofia platonica.

    😄

    Ma... per tornare alla semantica applicata ai motori di ricerca, e per seguire Leonov.

    La nostra moderna percezione di Scienza ha profonde radici nella cultura occidentale di tutti i tempi, ovviamente, ma ha vissuto un particolare momento di sviluppo e definizione nel corso del XIX secolo.

    E' il positivismo il pensiero filosofico che "inventa" l'idea contemporanea di Scienza, togliendo a Dio quello che era il suo primato in termini di conoscenza e "causalità del reale".

    Seguendo un retaggio neo-positivistico oggi anche la Comunicazione è considerata una Scienza, e le Humanae Litterae sono diventate delle sterili Scienze Umane.

    😄

    Io non tifo per il positivismo, devo dirlo.

    Anche perchè esasperando l'idea di frammentazione del sapere (e diversificazione delle scienze) ha riproposto imperativi e dogmi (su piano politico) e acuito alcuni contrasti e alcune distanze (sul piano culturale in senso lato).

    MA SENZA dubbio l'invenzione della Scienza è stato un potentissimo momento di emancipazione dell'Uomo dal concetto di Dio, e non mi sento in errore ad affermare che il naturale sbocco dell'Illuminismo settecentesco si possa identificare (nell'800) con il Positivismo filosofico e con la prima Rivoluzione industriale (che di quella mentalità era figlia e madre).

    Da quel momento il legame tra Scienza e Tecnologia, da una parte, e Politica ed Economia, dall'altra, è e sembra continuare ad essere indissolubile.

    Quindi il contatto tra umanisti e scienziati è tutt'altro che evitato (o evitabile).

    Ora, tornando in topic.

    Internet è un media ad altissimo contenuto tecnologico.
    Proprio in virtù delle sue potenzialità tecniche (velocità nello scambio di informazioni, rottura dei limiti imposti - alla circolazione della cultura e delle idee - da supporti fisici ad alto costo come la carta) il mezzo "internet" richiama un insieme di competenze straordinariamente più ad "ampio spettro" di quello che ciascuno di noi è disposto a considerare.

    I motori di ricerca crawlerano documenti di testo, e sappiamo come Google abbia incorporato nei suoi algoritmi dei fattori in grado di digerire il vocabolario di un determinato documento e di vagliarne l'attinenza semantica; attribuendogli perfino un determinato peso all'interno del sapere complessivo (=leggi "insieme dei documenti") disponibile sul quel circoscritto argomento di discussione.

    Quindi "ottimizzare i contenuti" è un'operazione che guarda esattamente ad un algoritmo, che rimane tutto sommato ignoto (cioè viene elaborato "privatamente" dai Search Engine, al di sopra e al di là dei webmaster e dei programmatori).

    Finchè si parla di contenuti testuali (ed è ancora così, perchè con video e foto siamo tutti molto più "antiquati") il confine tra scienza algoritmica applicata alla ricerca dei dati (Information Retrieval) e capacità espressiva/retorica di esprimere editorialmente quegli stessi dati si avvita e si perde in una spirale affascinante e imprevedibile.

    Ridando peso alle "parole come simboli", e trattandoli come se fossero dei numeri (sottoponendoli a procedure di "calcolo", appunto).
    Con l'ambizione e il compito (pena la morte del motore di ricerca, attraverso lo sgretolamento della sua credibilità) di non perdere, allo stesso tempo, l'universo di senso e significato che dietro a quelle parole/simboli vi è celato.

    🙂


  • Super User

    Ciao WWW, volevo solo dirti che mi sono permessa di citarti qui, nella discussione teologica, per spiegare un collegamento a Leonov. Spero non ti infastidisca :ciauz: