• Consiglio Direttivo

    "Adottiamo le Parole Dimenticate" - Un'iniziativa della Biblioteca di GT

    Vi piacciono le parole?

    Che ne pensate di quelle un po' strane, poco note o che sembrano venire dritte dritte da un passato remoto?

    Personalmente, le adoro; soprattutto alcune che nessuno cerca più. Hanno un fascino tutto speciale. Dunque mi sembra naturale preoccuparmi affinché certe espressioni siano difese e diffuse.

    Mi spiego meglio.

    Tutte le parole, così come le storie, hanno bisogno di una voce che le diffonda e le raccolga, che le gridi e le sussurri, che le strapazzi e le coccoli.

    Ognuna non fa che chiedere silenziosamente cura, dedizione ed attenzione da parte delle ugole e delle corde vocali di coloro che ne fanno uso. Anche l'inchiostro con cui sono scritte è un cibo prelibato, e perfino i bit dei computer si sono rivelati, di recente, ottime culle in cui nutrire, coltivare ed allevare parole vecchie e nuove.

    Purtroppo, però, non sempre le storie hanno un lieto fine.

    Accade anche con le "mie" adorate parole: alcune diventano antiche, obsolete, desuete; invecchiano, insomma. Nessuno le cerca più, così quelle avvizziscono e si perdono tra pagine di polverosi vocabolari.

    La fiamma della vita si fa più fioca nel loro mondo di suoni e voci, finché di esse non resta che un mucchietto di brace semisepolta da altri resti simili.

    Tutto questo non mi piace proprio. Nossignore. :nonono:

    Per questo motivo lancio qui, oggi, la vasta ed ambiziosa campagna:

    [CENTER]:sun: "Adottiamo le Parole Dimenticate" :sun:[/CENTER]

    Un'iniziativa sociale per la salvaguardia di ciò che di bello - ma anche strano, singolare e interessante - sta scomparendo dalla nostra ricca lingua, condannandoci ad usare un vocabolario sempre più striminzito e miserello.

    Basta pochissimo per regalare una nuova vita alle parole che più ci piacciono - e che magari non usiamo per paura che altri ci possano prendere per degli "antichi" o dei "signorini-so-tutto-io".

    Davvero, basta poco; è sufficiente scriverle qui, in questa discussione.

    Se vogliamo, possiamo raccontare anche qualcosa in più di questi termini che ci stanno a cuore (io almeno lo farò): cosa significano, perché ci piacciono, dove le vedremmo bene oggi, cosa ci ricordano.

    Insomma, perché non donare un'iniezione di nuovo smalto e nuova linfa a termini commoventi come "pastrano" o "paltò"? Coraggio, fate vibrare una voce arcaica come "ustrino"; e che ne dite di far "scrocciolare" un po' di "paturnie"?

    E se ogni tanto ci sale alla gola un "vieppiù", un "perbacco", un grazioso ma fermo "acciderboli", beh, questo è il posto giusto per parlarne.

    Lasciare qui un omaggio alle parole "dimenticate" (da altri, non da noi) che ci piacciono non costa nulla, ma le farà vivere di nuovo: un dono prezioso ai termini che ci accompagnano, più o meno spesso, nella vita di ogni giorno.

    Qualunque contributo, anche il più piccolo e isolato, sarà oltremodo gradito.


  • Moderatore

    Enantiodromia, parola brutta fuori e praticamente impossibile da ricordare, ma bella dentro per il principio universale che esprime: ogni cosa sfocia prima o poi nel suo contrario.

    Coniata da Eraclito e ripresa da Jung, indica un concetto che si ritrova un po' dappertutto: per esempio in macrobiotica, in astrologia (con il fenomeno 'del risucchio' nel segno zodiacale opposto, per cui l'accumulo di pianeti in un certo segno ribalta le caratteristiche personali in quelle del segno opposto) e anche in fisica.

    I principi della termodinamica, che propongono un universo a entropia crescente con tendenza costante all'aumento del disordine e alla perdita di informazione, sembrerebbero contravvenire a questa regola, dato che l'entropia non sfocerebbe mai nel suo opposto, ma secondo me l'enantiodromia è più forte dell'entropia e di certo esiste un corrispondente andamento neg-entropico.


  • Super User

    Grande Gianrudi! 🙂

    ... e che aspetti ad inserire la bellissima descrizione che hai dato di Enantiodromia (ma anche Entropia) nel nostro Wiki? :yuppi:

    Per qualsiasi indicazione per l'azione sono a tua disposizione.


  • Consiglio Direttivo

    Enantiodromia...

    Ma è sublime! :sun:

    Comincia benissimo, questa campagna di adozione.

    Mi unisco all'appello di Andrez per l'inserimento nel WikiGT (per qualsiasi curiosità o domanda tecnica in tal senso, considerami a tua disposizione), ma anche se non ti andasse, hai la mia più viva gratitudine per aver partecipato al "gioco".

    Grazie davvero, Gianrudi.

    P.S.: Non esistono parole brutte, secondo me. Solo suoni e idee cui abituarsi un po' di più...


  • Consiglio Direttivo

    Tre piccole aggiunte per inaugurare il 2009 e traghettare la campagna/iniziativa "Adottiamo le Parole Dimenticate" nel nuovo anno.

    "Damigella". Nessuno lo usa più, ed è un peccato; una damigella di solito mostra di possedere grazia, garbo, delicatezza. Un fascino discreto e rarefatto che forse non smuove più gli uomini, educati negli anni ad essere attratti da altre doti ed argomenti.

    "Sferisterio". Ovvero il campo da gioco della pelota o della pallacorda: il termine sta ormai cadendo in disuso, però forse si ricorderà che proprio in uno sferisterio i rivoluzionari francesi del 1789 diedero il via alla valanga che regalò al mondo la democrazia moderna e i suoi principi... Personalmente, pago qui un debito di riconoscenza.

    "Vibrissa". Di solito lo si legge usato al plurale "vibrisse" ed indica i "baffi" del gatto o altri peli tattili di mammiferi. A me, però, ha sempre fatto pensare al nome di una potentissima strega, una creatura capace di grandi magie e incantesimi eterni. Qualcuno di cui raccontare la storia.

    E voi? Qui siamo ansiosi di conoscere le vostre preferenze...


  • Super User

    Nei documentari sui gatti, le vibrisse sono nominate molto spesso. 🙂

    Una parola che ho sentito or ora è bugigatto (o anche bugigattolo) che, se non ricordo male, sta a significare una piccola stanza o "buco" inteso come piccolo spazio. Erano anni che non sentivo questa parola.

    Un'altra parola che non sento quasi più è alterco che significa piccola discussione.


  • Super User

    Buongiorno Leonov,
    il richiamo alle damigelle mi porta lontano, nel lato opposto: maschile e rude 🙂

    Uso spesso epiteti buffi per mio figlio del tipo: brigante, briccone, filibustiere, anche bucaniere. Termini di cui conservo il suono -simpatico- più del loro significato.

    Filibustieri, infatti, erano i pirati, i corsari delle isole dei Caraibi nel XVII secolo: quelli che facevano liberamente bottino. Oggi è sinonimo di persona disonesta ma credo che queste parole tutte, portino con se ancora quella simpatia, quel fascino soprattutto, legato al nome e al ruolo originario.
    Il termine può essere infatti trasportato facilmente nel campo dei sentimenti, delle aspettative delle dolci donzelle di cui i filibusteri fanno -invece- facile bottino :).

    Così brigante: sinonimo di bandito, fuorilegge; deriva da brigare e cioè praticare, lavorare, trovarsi insieme; anche da briga (secondo alcuni), parola gallica che indica Forza (poi divenuta Prepotenza).

    Anche in questo caso la simpatia del termine sta nel fatto che il brigante non è oggettivamente cattivo ma solo contro la legge e magari la legge stessa in determinati periodi è molto più brigante di colui che è così inquadrato da chi detiene il potere. Anche il partigiano è -può essere considerato- un brigante.
    Riporto questa frase interessante di wikipedia a proposito di briganti, per spiegare meglio la relatività di tali sostantivi: Quando i libri di storia sono scritti dai vincitori, questi possono assumere questo punto di vista nei confronti dei vinti, a giustifica dell'opera di repressione nei loro confronti. In queste circostanze, i testi della storia ufficiale possono differire dai fatti come oggettivamente avvenuti, risultando fonti poco attendibili.

    il Briccone, invece, sembra comportare un richiamo meno nobile, meno simpatico (seppure il suono è invece tra i più tondi) sia del filibustiere che del brigante, è come se tale comportamento non fosse sostenuto ne da ideali (come potrebbe il brigante) ne da tipico e sostanziale stile di vita (come il pirata) ma solo dal bisogno di offendere, di turbare (malfattore).

    La simpatia sta comunque, in questi casi, dalla non contemporaneità del termine e del problema o situazione che rappresentano. Finchè denotano, infatti, una direzione di comportamento, un vezzo malandrino della personalità è un conto .... oltre, quando e nel caso in cui si tocchino vita e suoi diritti ... damigelle (silenziose e consenzienti) e briganti (violenti) perdono ogni simpatia. :ciauz:


  • Consiglio Direttivo

    Grazie, Pika, per due parole dimenticate da una società che è diventata affamata soltanto di spazi enormi e di faide fratricide, incapace di riconoscere il valore di un piccolo angolino angusto e di una litigata breve ma non troppo violenta, in cui si usano solo le parole e non si viene alle mani.

    Scelte eccellenti, Cherry, che in un batter di ciglia mi hanno condotto per mano su galeoni all'arrembaggio, golette corazzate e caracche (= tipo di nave) cannoniere.

    Oppure sono finito nella macchia, appiattito contro il terreno a odorare l'erba fresca di rugiada, nell'interminabile attesa di un carriaggio da depredare e di una scorta da rapinare (senza spargimento di sangue, ovviamente: siamo ladri, ma galantuomini).

    È vero, quando i vincitori di un processo storico scrivono la "Verità" sul loro periodo, spesso gli avversari vengono coperti da una patina peggiorativa a scopo (anti-)promozionale: i nostri partigiani, quando gli Americani sbarcarono in Italia, furono considerati dei fuorilegge, in barba a tutti i sacrifici fatti per tenere a bada gli occupanti nazifascisti.


  • Super User

    In tema di feste e brindisi .. mi è venuto in mente Coppiere: Colui che versa da bere ai commensali.
    Oggi è molto più usato Sommelier ma mentre quest'ultimo assaggia il vino per verificarne la corrispondenza a determinati criteri, il coppiere assaggiando, si accertava non ci fossero veleni disciolti prima di lasciarlo bere al Re.

    Coppiere ha un suono -a mio parere- più interessante, più gradevole, più coinvolgente di Sommelier.
    Sarà anche il richiamo alla figura mitologica del Coppiere degli Dei anzi Coppiera prima e cioè Ebe (figlia di Giove e di Giunone e Dea dell'eterna giovinezza) e Ganimede poi che la sostituì (bellissimo giovinetto che fu chiamato in cielo per volere di Giove che pare di lui si invaghì).

    Cercando ... ho trovato "Il libro del coppiere" di Hafez (poeta lirico Persiano vissuto a cavallo del 1300) qui la faccenda si fa ancora più interessante :), poichè il vino e l'ebrietà (che preferisco ad ebbrezza) assumono connotazioni mistiche .... un vino mistico che permette di raggiungere quell'estasi indispensabile per avvicinarsi ai misteri del mondo, alle soglie del Divino....
    :ciauz:


  • Consiglio Direttivo

    La divagazione sul mescitore / assaggiatore divino in epoca classica - Grecia e antica Roma - ha posto l'accento su una figura che non manca mai nelle grandi mitologie, dal momento che un grande banchetto di dei non può farsi mancare della servitù parimenti speciale.

    Mi ha ricordato un'altra grande figura di coppiera, quella Freyja o Frigg che stilla sidro e idromele per gli dei del Pantheon scandinavo, da Odino in giù, e che in quel caso simboleggia anche il focolare domestico, il matrimonio, la poesia, la fertilità e tutti gli altri attributi tradizionali della moglie o della donna in età da marito.

    Sidro, idromele, nettare e ambrosia: quattro nomi per alimenti considerati sacri, spesso ad esclusivo beneficio delle bocche divine, ormai scomparsi tanto dalla nostra dieta quanto dal nostro vocabolario...


  • Super User

    Riflettevo (e così sono andata a ricercare) su un'altra parola, in realtà abbastanza comune (anche se più spesso, usata a sproposito) e di grande interesse (almeno per una parte) del genere femminile :D: Galanteria.

    Alla maniera del Wiki [Ga-lan-te-rì-a] s.f.

    Finezza di modi o più ampiamente, comportamento premuroso, cerimonioso e servizievole (per lo più) degli uomini nei confronti delle dame.

    La provenienza e la responsabilità della diffusione di tale comportamento, ha origine nelle poesie dei "trovatori" del XII e XIII secolo. Dalle loro composizioni emerge l'ideale dell'"amor cortese" e cioè di un sentimento che scaturisce dall'amore (non fatto di sola sensualità e di possesso) per una donna, capace di nobilitare ed affinare l'uomo.

    Questo nuovo atteggiamento nei confronti della donna -adombrata per secoli dalla visione della Chiesa che accostava il femminile al diavolo e al peccato- ebbe una grande risonanza (dalla Francia all'Italia, Spagna, Germania, austria, Portogallo) e diventò il fondamento di un vero codice di condotta sociale.

    Mi chiedevo anche quale fosse l'equivalente al femminile ... servizievolezza o resta galanteria anche se si parla di una donna? :mmm:

    Grazie per aver inserito le parole che avevo scelto nel Wiki. :ciauz:


  • Consiglio Direttivo

    @cherryblossom said:

    Mi chiedevo anche quale fosse l'equivalente al femminile ... servizievolezza o resta galanteria anche se si parla di una donna? :mmm:

    Cara Cherry, la questione è più delicata di quanto possa sembrare a prima vista.

    A rigore, "galanteria" è un termine fortemente connotato sul piano del genere (maschile) a causa della sua origine storica; non una parola spiccatamente "sessista", ma di certo eredità di un'epoca in cui i ruoli maschili e quelli femminili erano molto ben differenziati.

    Non è un caso che, nei poemi e nelle leggende, le donne guerriero siano quasi sempre fonte di scandalo e siano per lo più vergini insensibili ai richiami di Cupido.

    A questo punto separiamo un po' le questioni.

    • L'Amor Cortese esiste in ambo i sensi, soltanto che mostra caratteristiche diverse secondo che si parli dell'uomo che ama una donna o della donna che ricambia il sentimento. L'uomo è galante, la donna è allusivamente accondiscendente o lievemente insensibile secondo quale destino sia riservato alla coppia (il lieto fine o lo struggimento del maschio, che trasfigura il dolore in virtù poetica o militare).

    • La galanteria come codice di comportamento è, letteralmente, solo maschile. Non perché le donne non possano aprire gli sportelli delle auto ai compagni o portare loro dei cioccolatini, ma per le predette questioni di contesto storico in cui è stato coniato il termine. Un uomo premuroso e servizievole era percepito come una bizzarria, una donna servizievole era considerata nella norma.

    • Il corrispettivo della galanteria non è esattamente la servizievolezza - quella nasce dopo, quando l'unione della coppia è stata celebrata. Più che altro le donne dovevano limitarsi ad esistere in quanto tali, simili ad icone lontane (Dante amò Beatrice, ma non si fece problemi a sposare un'altra, tal Gemma Donati).

    • Esiste allora un corrispettivo femminile della galanteria maschile? Forse ce lo suggerisce lo stesso ideale dei trovatori: uomo galante per una donna cortese, cioè casta, leggiadra, eterea, divenuta perfetta nei sogni del Poeta proprio perché irraggiungibile.

    Questa però, è solo un'ipotesi. Servirebbe un medievalista, un letterato o un filologo per sciogliere il dubbio.

    Ce n'è per caso qualcuno in ascolto?


  • Super User

    Più che altro le donne dovevano limitarsi ad esistere in quanto tali, simili ad icone lontane (Dante amò Beatrice, ma non si fece problemi a sposare un'altra, tal Gemma Donati).

    Infatti, a questo proposito, avevo trovato una parte della storia che mal digerivo e pertanto avevo omesso ... :giggle: in cui si dice che l'amor cortese nasce come un'esperienza ambivalente, fondata sulla compresenza di desiderio erotico e tensione spirituale, detta mezura, ossia misura, la giusta distanza tra sofferenza e piacere tra angoscia ed esaltazione. Per questa ragione non si può realizzare nel matrimonio e l'amor cortese è quindi adultero per definizione :o.

    A parte le mie preferenze, si trattava quindi e più che altro di una reciproca elezione, ci si prometteva reciprocamente ed anche tacitamente di essere gli unici destinatari di pensieri d'amore elevati.
    Esistono ancora queste cose? Ma soprattutto sono mai esistite o come dici tu, sono tali proprie perchè irragiungibili, irreali?


  • Consiglio Direttivo

    @cherryblossom said:

    ... si trattava quindi e più che altro di una reciproca elezione, ci si prometteva reciprocamente ed anche tacitamente di essere gli unici destinatari di pensieri d'amore elevati.
    Esistono ancora queste cose? Ma soprattutto sono mai esistite o come dici tu, sono tali proprio perché irraggiungibili, irreali?

    Tante domande generate da una semplice parola: la potenza del vocabolario non finirà mai di stupirmi.

    Cerchiamo di andare con ordine.

    Scenari di Amore Cortese sono probabilmente esistiti, ma forse andrebbero un po' smitizzati: le donne medievali, trattate troppo spesso come sguattere, trovavano forse sollievo nei casti approcci dei trovatori e nelle loro soavi composizioni poetiche - quantomeno, i menestrelli non le picchiavano regolarmente né le costringevano a soddisfarli come facevano certi mariti.

    Allo stesso tempo, non tutti i poeti erano integerrimi e platonici, ma è ragionevole pensare che ci sia stato chi si è approfittato del ruolo per infilarsi sotto le gonne di mogli e madri serie e un po' ingenue.

    Se oggi esiste qualcosa del genere? Non saprei dirlo. La situazione prima descritta era una variazione ad un sistema molto codificato e rigido, assai diverso dalle relazioni liquide moderne, in cui i confini sono per lo più crollati.

    Credo che esistano amicizie molto speciali in cui, se chi gestisce il rapporto è abbastanza serio e tiene le mani a posto (lui & lei, vale per entrambi), la relazione sia almeno simile a quella dei trovatori, pur se meno sbilanciata verso il maschio. Dipende però da quanto sono tetragoni i due partecipanti al gioco e da quanto è etereo il loro stare vicini.

    Penso sia invece piuttosto chiaro il ruolo preminente dell'immaginazione: se una donna è vista come una dea perfetta e inavvicinabile, forse riesce più facile amarne i pregi e fuggirne i difetti (basta non guardare); viceversa, occorre assai più fatica, coraggio e pazienza per costruire una relazione alla pari in cui, giorno dopo giorno, si sta accanto ad una persona reale, nella totalità dei suoi pro e dei suoi contro.

    Quello dei trovatori era un amore ideale. Bellissimo e capace di regalarci sublimi poesie, ma inadatto a mandare avanti famiglie vere con problemi veri e l'urgenza di sopravvivere. In ultima istanza, era anche roba per far divertire i ricchi e far sognare i poveri. Le analogie odierne si sprecano.

    Un po' mi manca, comunque, l'atmosfera ovattata e delicata di quegli scenari. Non la sua parte artefatta e costruita, ma la grazia e la gentilezza degli approcci, la discrezione e la vaghezza.

    Però magari quello che abbiamo oggi è più vero, onesto e coerente con la realtà. Chi può dirlo?


  • Super User

    Complimenti caro Leonov della tua bella idea!
    Ho sempre considerato il vocabolario un "amico" in quanto come gli amici migliori non smette mai di insegnarci qualcosa... e ho sempre amato usare le parole che tu chiami dimenticate.
    Mi impegnerò a pensare a qualche strano e sibillino termine!

    :smile5:


  • Consiglio Direttivo

    Grazie davvero, Gaetanuzza. 🙂

    I vocabolari sono proprio degli amici: parlano con un tono pacato e chiaro, spiegando con ordine e pazienza ciò che non conosciamo. Ci insegnano le regole senza rimproveri o sfuriate, ma solo con una forza gentile fondata sull'amore e il rispetto per la lingua che contengono e diffondono.

    Accoglierò con piacere ogni tuo contributo: che siano termini strani e perduti o parole di tutti i giorni con una storia che ti piacerebbe raccontare, qui troveranno sempre un posto libero, considerazione e cura.

    E benvenuta nella biblioteca GT! La tua visita onora tanto queste vecchie e scricchiolanti scaffalature quanto il loro polveroso custode, cioè io. :sun:

    Fa' come se fossi a casa tua e non esitare a proporci i libri che più ti piacciono.


  • Consiglio Direttivo

    Piccolo avviso, destinato tanto a chi partecipa alla presente discussione quanto a chi ne è semplice spettatore (perché magari si sente intimidito, pur avendo cose da dire e voglia di collaborare... :)).

    Come potete vedere, le schermate si riempiono via via di piccoli link verdi, che puntano alle pagine della sezione Lingua Italiana del più vasto e complesso progetto WikiGT.

    Questo perché noi non ci limitiamo ad adottare le parole e dedicare loro una fugace citazione tra le pagine della Biblioteca - cioè la sezione Libri e Pubblicazioni o la sua gemella, Poesia e Versi.

    Stiamo invece costruendo un vero e proprio scrigno nel WikiGT dove riversare i termini desueti, rari, strani e sibillini (come ha detto Gaetanuzza): l'edificio è solo all'inizio, ma sono convinto che crescerà forte e saldo.

    Aggiungere il vostro mattoncino personale è facilissimo - e non conta che siate dirigenti, moderatori, esperti o semplici newbie: basta amare le parole e volerle vedere ricordate. È sufficiente inserirsi nel flusso di questa discussione e dire la propria, come hanno fatto senza timore Cherryblossom, Pikadilly, Gianrudi ecc.

    Non esistono parole banali o poco importanti, quindi non vi fate problemi: quello che a voi potrebbe sembrare secondario, per altri potrebbe invece essere una scoperta epocale.

    Se poi ci prendete gusto, beh, allora anche meglio: potete segnalare la parola in questa discussione e successivamente inserirla nel Wiki seguendo semplici standard - basta fare riferimento a quelle che già sono presenti: si capisce subito come allungare la lista.

    Per i dubbi dovete solo chiedere, siamo qui a vostra disposizione proprio per questo; nel caso, provvederemo a scrivere una guida (con tanto di screenshot, magari) per gli inesperti e i negati, proprio come ero io quando ho iniziato poche settimane fa.

    Vi aspettiamo per dare nuova vita alle parole che da troppo tempo tenete gelosamente nel cuore e vorreste scrivere o vedere lette.

    Credetemi, farle uscire dall'ombra è un atto molto liberatorio: non perdete l'occasione.

    Alla prossima. :ciauz:


  • User Newbie

    Salve a tutti. Devo dirvi che ho trovato splendida la tua idea Leonov.
    Vedo che anche i giovani sono affascinati dalle "parole dimenticate". E ciò non è una "quisquilia", una banale "inezia", ma è cosa di gran conto.
    Non vorrei far nascere un "quiproquò", sono certo che il recupero di alcune parole ci renderà più ricchi. Un consiglio: con questo freddo oltre al pastrano potete indossare anche un bel "tabarro" e certamente starete al caldo.
    Cordialmente auguro a tutti una buona serata.
    Luis2


  • Consiglio Direttivo

    Ciao Luis2 e benvenuto nella piccola Biblioteca di GT.

    Ti ringrazio per le tue parole: i termini veri e propri, ma anche e soprattutto il messaggio.

    È vero ciò che dici, alcuni giovani sono affascinati dalle parole dimenticate, che riscoprono e recuperano ogni giorno; non credo sia solo una questione estetica o "sonora", anzi: si sente un gran bisogno di comunicare, comunicare davvero, capirsi e trasmettere idee non ambigue, informazioni non rimaneggiate, concetti netti e diretti, sfumature delicate ma ferme.

    Un discorso impreciso, sciatto, fumoso e approssimativo può essere indizio di tante cose, la meno grave delle quali è l'ignoranza (condizione dalla quale si guarisce senza problemi con pochi sforzi); la peggiore invece è la fraudolenza, e il desiderio intenzionale di ingannare.

    Più si arricchisce il nostro vocabolario, più diventiamo abili nel farci capire dagli altri e immuni alle bugie che ci gettano addosso per disorientarci.

    L'accumulo delle parole ci rende ricchi, fuor di metafora: tale opulenza, al pari di quella economica (forse di più), ci fa da scudo nei momenti di crisi, diventa arma efficace nel momento del bisogno e ci fa da coperta - o magari da tabarro 😉 - contro lo "inverno dello spirito" di cui si legge nelle Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar.

    Oggi tu ci hai resi un po' più ricchi, per questo hai la mia gratitudine; continua, se vuoi e se puoi, te ne prego: sarà un piacere accogliere le "tue" parole e quelle di tutti gli altri.

    Ricambio i cordiali saluti e l'augurio di buona serata.


  • User Newbie

    Grazie Leonov delle belle belle parole e dell'accoglienza. Non mancherò di venirvi a trovare. Buona nottata.
    Luis2