È tempo.
Si avvicina il momento in cui dovrò salutare la mia amata comunità di amici e colleghi scienziati, per affrontare il prossimo passo del percorso, qualunque esso sia. Non è un evento irreparabile (nessun lutto da chiudere, nessuna perdita cui è impossibile porre rimedio), eppure da questo punto in avanti non si torna indietro: sarà distacco pieno e completo.
Ho già iniziato la lenta e struggente fase dei saluti; ne avrò ancora per qualche settimana, poco più di un mese. Tagliare il cordone ombelicale che mi lega alla mia amata Scuola sarà atroce, eppure sarà inevitabile.
Renderò il processo meno doloroso incapsulandolo nella mia personale cerimonia di acconcio (o congruo) addio. Una faccenda complessa e barocca, elaborata abbastanza da dare un significato pieno al dispiacere, per incastonarlo in una collocazione che lo renda utile e, sperabilmente, innocuo.
Per lasciare la mia casa, quattro anni fa, bastò una singola canzone, straziante al punto giusto. Capace di darmi la forza di non guardarmi più indietro. Non con gli stessi occhi, almeno.
Stavolta è diverso. È peggio.
Precipitare nella gola abissale e riemergerne dall'altra parte richiederà più tempo ed energie. Quindi, più musica.
Ho delle idee piuttosto precise, e dei vincoli altrettanto rigorosi: non più di quindici tracce. La sonografia della mia disconnessione.
Lascerò questi pezzi prima qui, ché in questo Castello sono ben intenzionato a restare, certo che sia il posto giusto per conservare la "mia" colonna sonora. Poi andranno dove possano ascoltarli altri amici, e molti di coloro cui devo il mio commiato.
Alla fine di tutto resteranno in terra i cocci della mia mestizia, le note consumate dall'ascolto continuo, e i pezzi di una vecchia armatura arrugginita, ormai inservibile. Se tutto va come spero, sopravvivrò al passaggio quasi integro; solo una piccola parte di me, incapace di procedere oltre, non riuscirà a staccarsi dal passato.
Se vi va, fatemi compagnia con le vostre "canzoni per un distacco". Quelle con cui lasciare andare un futuro che non ci appartiene più; quelle per tenere compagnia ai ricordi mentre li mettiamo da parte per sempre; quelle per cullare e domare il rimpianto perfetto di ciò che non vivremo mai. Non posso promettervi che farà meno male.
Nutro però la speranza che la nostra selezione musicale ne uscirà piacevolmente, struggentemente arricchita.