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    Compenso per collaborazione in studio ed inquadramento INPS

    Buongiorno.

    Sono un ragioniere, mi occupo di contabilità e paghe. L'ho sempre fatto da dipendente, ma attualmente sono "a spasso".

    Uno studio di commercialista (di piccolissime dimensioni) con il quale ho parlato in questi giorni mi ha prospettato una collaborazione a partita IVA, che "forse" potrebbe trasformarsi in futuro in un'assunzione, ma anche rimanere così o concludersi tra qualche mese. Ovvero, nessuna garanzia.

    Non ho i titoli per richiedere l'iscrizione all'albo dei commercialisti e nemmeno dei consulenti del lavoro (solo diploma, niente laurea, nessun tirocinio mai svolto). Magari, per esperienza lavorativa, forse potrei iscrivermi ad una delle associazioni di tributaristi, ma non ho ancora approfondito.

    Credo di poter rientrare nella nuova flat tax, ma in proporzione mi spaventa di più la questione INPS (i 3600 euro, se non erro, di minimale INPS anche se alla fine dell'anno ne fatturassi 5mila).

    Le domande sono in sintesi due (salvo, naturalmente, riparlarne con un commercialista). Perchè se si tratta di reddito dipendente, essendomi anche occupato di 730 negli anni non ho problemi, ma in questo caso ovviamente le cose sono più complicate.

    Una: quanto dovrebbe essere il compenso da chiedere, per non far pari.... diciamo per tirarci fuori al netto di tutte le tasse e contributi previdenziali i classici 1200 / 1500 euro? Non avrei spese fisse, se non l'uso dell'auto per il tragitto casa/lavoro.

    Seconda cosa, dal punto di vista dei contributi, quale è l'inquadramento opportuno? Presumo che sarei un libero professionista non iscritto ad albo. Quindi gestione separata o sbaglio? Con o senza rivalsa del 4%?