• Community Manager

    Article Marketing e Seo

    Io non faccio Article Marketing. L'Article Marketing non dovrebbe essere un articolo ripubblicato in X siti. I siti di Article Marketing non dovrebbero permettere duplicazione di contenuti.

    I motivi che portano a scrivere Articoli non sono quelli legati ai motori di ricerca direttamente.

    Infatti, non si scrive Article Marketing per aumentare la popolarità.

    Ammettiamo di creare un articolo molto interessante su Google. Definiamo pure questo articolo sia innovativo, originale e che stravolga il modo di fare siti web.

    Perchè devi andarlo a ripubblicare in 343432 siti?

    Sicuramente perchè non è un articolo interessante 🙂

    Se fosse interessante, basterebbe pubblicarlo nel miglior siti di article marketing per ricevere un sacco di citazioni e link. Ma non è questo il vero motivo per cui si fa article marketing.

    Uno dei motivi principali è per riuscire ad essere nominati dalla comunità un esperto del settore.

    Oggi l'article marketing sta scadendo. Ma anche come interesse.

    Si perchè ci sono Forum e Blog che detengono la visibilità maggiore. Quindi, vengo letto molto di più e citato molto di più se scrivo in un Blog o Forum del settore. Questo perchè l'Article Marketing è arrivato tardi in Italia.

    Una cosa: se il tuo articolo è duplicato e non esce nei motori non vuol dire che sei penalizzato. Ti ha solo escluso la pagina.

    Se vuoi fare Article Marketing per aumentare la popolarità, non farla in tanti siti. Il mio consiglio è:

    Cambiare il titolo dell'articolo.
    Cambiare il contenuto. Io cambierei ogni 4-5 parole almeno 🙂
    Cambiare anchor dei link

    :ciauz:


  • User Attivo

    Sono d'accordo in toto, salvo una cosa. Credo che cambiare 4 o 5 parole non basti, anzi credo sia molto poco.

    Normalmente io scrivo un articolo e lo rigiro molto per averne al massimo due o tre (ma tre è già un'eccezione) versioni.

    Piuttosto, tendo a fare articoli più piccoli (certo, sempre almeno una pagina e più) che affrontino un micro-tema che sia un aspetto di quello principale, in modo da poter poi scrivere di getto dieci articoli, farne due versioni per uno, averne 20 e postarli su 20 siti diversi.


  • User Attivo

    "Cambiare il contenuto. Io cambierei ogni 4-5 parole almeno"

    Esiste un algoritmo per individuare contenuti duplicati (Shingling) che calcola quanto sostituzioni di parole ci vogliono per arrivare da un documento ad un altro. Cambiandone 4-5 si verrebbe beccati, meglio fare attenzione 🙂


  • User Attivo

    @uMoR said:

    "Cambiare il contenuto. Io cambierei ogni 4-5 parole almeno"

    Esiste un algoritmo per individuare contenuti duplicati (Shingling) che calcola quanto sostituzioni di parole ci vogliono per arrivare da un documento ad un altro. Cambiandone 4-5 si verrebbe beccati, meglio fare attenzione 🙂

    Ce n'è più di uno (Shingling non lo conoscevo): a memoria mi vengono in mente Levenshtein e Oliver, ma con quello che hai citato tu sembra ancora più facile beccare queste cose... se poi nel conto aggiungiamo le capacità del motore di comprendere semanticamente un documento, beh allora non credo proprio che basti cambiare qualche parola ogni tanto -magari con un sinonimo- per non venir beccati.

    Tornando in topic:
    @Giorgiotave said:

    Si perchè ci sono Forum e Blog che detengono la visibilità maggiore. Quindi, vengo letto molto di più e citato molto di più se scrivo in un Blog o Forum del settore. Questo perchè l'Article Marketing è arrivato tardi in Italia.
    Non sono d'accordo: secondo me non è troppo tardi per l'article marketing in italia. E' solo che deve essere ancora promosso come si deve: invece di promuoverlo i SEO/markettari come un modo rapido per avere un link o una citazione in più, nessuno (almeno, per quel che ne so) dicevo, nessuno l'ha promosso con qualcosa che suonasse più o meno così:
    "Ragazzi, abbiamo un sito (o blog) famoso di [argomento], oggi abbiamo deciso di dare gratis la possibilità a CHIUNQUE abbia qualcosa da dire su [argomento] di diventare autore di un articolo che sarà consultato sul nostro sito dai nostri innumerevoli lettori!*"

    *chiunque = anche non webmaster/non blogger/anti-web come mia mamma! L'articolo DEVE poter essere inviato anche via mail! Ovvio che poi deve passare le forche caudine dell'approvazione redazionale, dalla qual cosa dipende buona parte del successo o meno di un progetto simile.

    Qualcuno ha mai fatto una cosa del genere in modo sistematico, in italia? Chiedo gentilmente a chi è a conoscenza di casi simili, di segnalarli 🙂

    Poi, Giorgio, mi spieghi una cosa?
    @Giorgiotave said:

    Se vuoi fare Article Marketing per aumentare la popolarità, non farla in tanti siti.
    Tanti siti = tanti siti di article marketing? Quindi tu suggerisci di individuare pochi siti ma buoni e puntare sempre su quelli?

    P.s. L'article marketing lo fa, in italia, ad esempio, Punto Informatico da molto prima che si chiamasse AM. Solo che non l'ha mai incentivato, anzi un accenno al fatto che l'articolo fosse scritto da un lettore piuttosto che di un membro della redazione te lo dovevi cercare con la lente tra le righe scritte in piccolo....


  • User Attivo

    Sono d'accordo con Petro. L'article-marketing in Italia si fa dal 2000. Spesso gli articoli si mandavano via email e non c'era un front-end di pubblicazione, ma i siti se gli articoli erano scritti bene li accettavano eccome.

    Così come sono d'accordo su Petro sul fatto che l'articolo deve essere "mailabile".


  • Super User

    @Giorgiotave said:

    Oggi l'article marketing sta scadendo.
    No, è proprio nato morto. IMHO.

    La falsa promessa dell'article marketing è quella che la ripubblicazione/syndication di un articolo su molti siti renderà tale articolo autorevole/interessante, mentre il rapporto causa->effetto è esattamente opposto: è così che funziona la blogosfera/diggosfera, e non sarano certo due/tre sitarelli a invertire questa dinamica sociale.

    Che poi, 9 articoli su 10 sono un semplice pretesto per fare link building (e non dite di no). In sostanza si tratta una nuova forma di baratto, sostitutiva rispetto al tradizionale scambio link (ora penalizzato): link per contenuti, contenuti per link. Come se i motori di ricerca fossero ciechi, sordi e scemi.


    Disclaimer: ho la febbre.


  • Community Manager

    @petro said:

    Poi, Giorgio, mi spieghi una cosa?

    Tanti siti = tanti siti di article marketing? Quindi tu suggerisci di individuare pochi siti ma buoni e puntare sempre su quelli?

    Secondo me si. Siti che hanno visibilità, non siti per forza di Article Marketing 🙂

    Poi se ci fossero siti di Article Marketing che hanno anche una grande visibilità...tanto meglio. Ma purtroppo in Italia tutti pubblicano per avere un link, questo è il male! Come dice Everfluxx 🙂


  • ModSenior

    L'article marketing, come viene inteso nella maggior parte dei casi, si fa per avere quei backlink in più.

    Imho la miglior forma di article marketing, viene attuata proprio quando non ci pensiamo minimamente.
    Quando si scrive un post, ad esempio nel proprio blog, con tutta la passione che si ha per quel dato argomento.

    Ed è proprio in quel momento, che cresce la popolarità dell'articolo e sarà ripreso da più parti, anche per intero,
    senza che noi ce ne preoccupiamo, ricevendo anche molti backlink da siti autorevoli. 🙂

    A volte mi è capitato, e me ne sono reso conto sempre dopo, proprio perchè non era mia intenzione catturare backlink,
    ma scrivere e portare dei contributi significanti. 🙂


  • Super User

    @Giorgiotave said:

    Se fosse interessante, basterebbe pubblicarlo nel miglior siti di article marketing per ricevere un sacco di citazioni e link.

    Il punto è che in questo modo le citazioni se le beccherebbe il sito che pubblica l'articolo, viene molto più naturale linkare quello.

    Scrivere n articoli da pubblicare in n siti diversi è un grosso sforzo. Personalmente continuerei a fare article marketing nel modo tradizionale: se l'articolo è pubblicato in n siti (di qualità) è comunque indice che si tratta di un buon contenuto e google non può essere sordo di fronte alle sue parole preferite. E' anche un modo per far conoscere il sito attraverso mero traffico, e anche così arrivano i backlink.

    @__Everfluxx__ quando parli di scambio link che intendi esattamente con la parola penalizzato? L'unica indicazione che lo scambio link (di qualità e tematico) dà a mio avviso è che dietro i siti protagonisti dello scambio si nascondono dei SEO. Fare SEO white hat ad alti livelli significa fare siti usabili o per lo meno sono cose che andranno a convergere per definizione. Sarebbe un errore madornale da parte di un motore di ricerca non fare queste considerazioni.


  • Super User

    @micky said:

    @__Everfluxx__ quando parli di scambio link che intendi esattamente con la parola penalizzato?
    Intendo che:

    • i link reciproci non rendono più come una volta (in tal senso lo scambio link risulta "penalizzato" o "handicappato");
    • il reciprocal linking sistematico ed estensivo può portare a penalizzazioni vere e proprie:

    @Matt Cutts said:

    Reciprocal links by themselves aren?t automatically bad, but we?ve communicated before that there is such a thing as excessive reciprocal linking. [...] As Google changes algorithms over time, excessive reciprocal links will probably carry less weight. That could also account for a site having more pages in supplemental results if excessive reciprocal links (or other link-building techniques) begin to be counted less.

    http://www.mattcutts.com/blog/google-hell/

    E' roba di un anno fa (BigDaddy), comunque:

    @Matt Cutts said:

    As these indexing changes have rolled out, we?ve improving how we handle reciprocal link exchanges and link buying/selling. [...] if you were getting crawled more before and you?re trading a bunch of reciprocal links, don?t be surprised if the new crawler has different crawl priorities and doesn?t crawl as much. [...] Some folks that were doing a lot of reciprocal links might see less crawling.

    http://www.mattcutts.com/blog/indexing-timeline/


  • Super User

    <OT>occhio Everfluxx si parla sempre, come è giusto e logico che sia, di count less non di penalizzazioni vere e proprie. L'unica cosa che viene penalizzata è il valore dell'inbound link, e tale deprezzamento porta il sito in basso per un naturale ricalcolo dei risultati di ordinamento. Poi certo se uno si mette a linkare monnezza, accatatandola per giunta, è naturale che venga penalizzato di suo, ma non di certo per lo scambio.

    Lo scambio link è un metodo artificioso di link building, ma lo è anche l'article marketing, e addirittura la pubblicità tramite newsletter, email marketing ecc.: il sito magari "corre il rischio" di essere linkato perchè viene promosso e non spontaneamente nel senso più immediato del termine; la spontaneità va anche aiutata. E' illogica una penalizzazione in senso stretto, sarebbe come dire da parte di google: ti punisco perchè ti stai promuovendo sul web. E' chiaro poi che di fronte a dei link autentici Google nei suoi algoritmi li faccia contare 100 volte di più dei link scambiati o acquistati (quando ha modo di verificarne la cosa)</OT>


  • Super User

    @micky said:

    <OT>occhio Everfluxx si parla sempre, come è giusto e logico che sia, di count less non di penalizzazioni vere e proprie. L'unica cosa che viene penalizzata è il valore dell'inbound link, e tale deprezzamento porta il sito in basso per un naturale ricalcolo dei risultati di ordinamento.
    Questa chiave di lettura, per così dire conservativa o tranquillizzante, è certamente legittima. Però non mi trova d'accordo. 🙂 Perlomeno, non nel caso dell'excessive reciprocal linking che produce (almeno stando a quanto scrive Matt Cutts) un calo della crawl frequency: è il sito che viene deprezzato, non solo i suoi link. Se non è una penalizzazione questa...

    E' illogica una penalizzazione in senso stretto, sarebbe come dire da parte di google: ti punisco perchè ti stai promuovendo sul web.No, a mio avviso non sarebbe "illogica"; semmai "ingiusta" o "illegittima" (ma su questo ciascuno ha la sua opinione, e si potrebbe discutere all'infinito)... Fatto sta che alcune tecniche di promozione vanno oltre a ciò che è ritenuto accettabile dai motori di ricerca, e come tali sono sanzionate. Al di là di ciò che noi possiamo ritenere "giusto".


  • User Attivo

    Concordo con Everfluxx. Promuovere il sito non è illecito, ma tenere conto che certe cose sono risultato della promozione è logico.

    Come la pubblicità off-line. Anche noi ci fidiamo di più di pareri che non abbiano del pubblicitario, no?

    Stessa cosa dicasi di Link Popularity, link reciproci, ecc. Sono tutte cose positive e sicuramente non dannose, quando secondo Google sono naturali, perché servono a lui per stabilire la notorietà, l'attinenza, ecc. ecc.
    Nel momento in cui perdono la loro naturalezza e Google se ne accorge, ecco che non gli sono più utili ed anzi dannose. Da cui, l'indifferenza o peggio il castigo.


  • Super User

    scusami ma non c'è una contraddizione di fondo?

    @fradefra said:

    Stessa cosa dicasi di Link Popularity, link reciproci, ecc. Sono tutte cose positive e sicuramente non dannose, quando secondo Google sono naturali, perché servono a lui per stabilire la notorietà, l'attinenza, ecc. ecc.
    Nel momento in cui perdono la loro naturalezza e Google se ne accorge, ecco che non gli sono più utili ed anzi dannose. Da cui, l'indifferenza o peggio il castigo.

    Uno scambio è praticamente sempre ben lungi di essere naturale soprattutto quando avviene, ed è il 100% dei casi praticamente, in una finestra temporale ristretta. Google deve stabilire i suoi criteri in base alla logica.

    Quale miglior logica, a mio avviso, del mero deprezzamento degli inbound link scambiati e del calcolo naturale dei fattori onpage considerando gli outbound link scambiati come normalissimi link esterni (in base ai parametri attraverso i quali giudica gli outbound link non scambiati) calcolando normalmente il ranking?


  • Super User

    Micky, sinceramente io non vedo contraddizioni in quello che ha scritto Fradefra.

    Anyway... Che Google svaluti, fino ad annullarne il peso, gli inbound link acquistati o barattati con cani&porci è cosa arcinota.

    Il calo nei ranking potrebbe essere unicamente riconducibile al ricalcolo della link pop del sito conseguente a questa svalutazione. Così come anche il calo della crawl rate e delle pagine indicizzate, che dal PageRank in gran parte dipendono. Verissimo.

    Tuttavia. (E qui si entra nel regno delle convinzioni personali, o quasi). 😉

    Leggendo tra le righe dei post di Matt Cutts come ormai tutti siamo abituati a fare, io penso che l'intero sito venga "svalutato", e non solo i suoi back link. Chiamalo flag, chiamalo come ti pare, ma in presenza di attività "promozionali" contrarie alle guidelines (diciamo borderline spamming --o neanche tanto borderline, come nel caso dell'excessive reciprocal linking e di altre pratiche non propriamente innocenti), non ci si deve sorprendere se Google perde interesse nei confronti di un sito e comincia a trattarlo come una risorsa low-quality.

    Soprattutto tenendo conto che basta molto meno per "cadere in disgrazia" e venire snobbati da Google da un giorno all'altro.


  • Super User

    @Everfluxx said:

    Leggendo tra le righe dei post di Matt Cutts come ormai tutti siamo abituati a fare, io penso che l'intero sito venga "svalutato", e non solo i suoi back link. Chiamalo flag, chiamalo come ti pare, ma in presenza di attività "promozionali" contrarie alle guidelines (diciamo borderline spamming --o neanche tanto borderline, come nel caso dell'excessive reciprocal linking e di altre pratiche non propriamente innocenti), non ci si deve sorprendere se Google perde interesse nei confronti di un sito e comincia a trattarlo come una risorsa low-quality.

    Scusa secondo questa teoria sarebbe mostrosuamente arbitrario riammettere(?!) nelle grazie di Google un sito "flaggato" in questo modo. Non è che un ban o una penalizzazione (?) per scambio link è una punizione: è semplicemente un ricalcolo, e ripeto a mio avviso sarebbe un peso negativo scriteriato (e non ingiusto!) penalizzare un sito buono solo perchè il suo webmaster "si comporta male" pur continuando il sito a piacere agli utenti. Poi sia chiaro potrebbe benissimo essere che Google punisca e voglia far sapere in giro la cosa per scoraggiare queste attività artificiose di link building risolvendo il problema a monte, ma parlando di logica pura, a mio avviso, il ricalcolo è condivisibilissimo (con la relativa nuova impostazione del PageRank e della frequenza di spiderizzazione), una penalizzazione punitiva no di certo.


  • Super User

    @micky said:

    Scusa secondo questa teoria sarebbe mostrosuamente arbitrario riammettere(?!) nelle grazie di Google un sito "flaggato" in questo modo.
    Perché?

    Non è che un ban o una penalizzazione (?) per scambio link è una punizione: è semplicemente un ricalcoloAllo stesso modo in cui Google ricalcola il peso dei link (scambiati o meno), ricalcola anche l'authority o hub score di una risorsa in base alla qualità dei link che riceve o dà. Una strategia di linking che non tenga conto di questo aspetto è una strategia suicida. Per questo oggi conviene concentrare i propri sforzi sui contenuti per (cercare di) acquisire link spontanei, e lasciare perdere definitivamente gli schemini da scambisti.

    e ripeto a mio avviso sarebbe un peso negativo scriteriato (e non ingiusto!) penalizzare un sito buono solo perchè il suo webmaster "si comporta male" pur continuando il sito a piacere agli utenti. Poi sia chiaro potrebbe benissimo essere che Google punisca e voglia far sapere in giro la cosa per scoraggiare queste attività artificiose di link building risolvendo il problema a monte, ma parlando di logica pura, a mio avviso, il ricalcolo è condivisibilissimo (con la relativa nuova impostazione del PageRank e della frequenza di spiderizzazione), una penalizzazione punitiva no di certo.Non si tratta (solo) di "punire il webmaster che si comporta male" (per educarne cento), ma di distinguere i "voti" genuini da quelli barattati, e i siti che praticano o promuovono il voto di scambio da quelli che votano secondo coscienza. Questa distinzione fra "buoni" e "cattivi", che ad alcuni può apparire ingiustamente vessatoria, ha in realtà un fine molto pratico che è quello di preservare l'efficacia di PageRank e degli algoritmi basati sulla link analysis, rendendoli meno facilmente manipolabili.


  • Super User

    @Everfluxx said:

    Perché?

    Allo stesso modo in cui Google ricalcola il peso dei link (scambiati o meno), ricalcola anche l'authority o hub score di una risorsa in base alla qualità dei link che riceve o dà. Una strategia di linking che non tenga conto di questo aspetto è una strategia suicida. Per questo oggi conviene concentrare i propri sforzi sui contenuti per (cercare di) acquisire link spontanei, e lasciare perdere definitivamente gli schemini da scambisti.

    Non si tratta (solo) di "punire il webmaster che si comporta male" (per educarne cento), ma di distinguere i "voti" genuini da quelli barattati, e i siti che praticano o promuovono il voto di scambio da quelli che votano secondo coscienza. Questa distinzione fra "buoni" e "cattivi", che ad alcuni può apparire ingiustamente vessatoria, ha in realtà un fine molto pratico che è quello di preservare l'efficacia di PageRank e degli algoritmi basati sulla link analysis, rendendoli meno facilmente manipolabili.

    Ma scusa ed io che ho detto finora :D?

    (Quale miglior logica, a mio avviso, del mero deprezzamento degli inbound link scambiati e del calcolo naturale dei fattori onpage considerando gli outbound link scambiati come normalissimi link esterni (in base ai parametri attraverso i quali giudica gli outbound link non scambiati) calcolando normalmente il ranking?)

    Ho parlato di "ricalcolo normale" compresa authority e PageRank dopo il deprezzamento degli scambi, quindi gli inbound link scambiati vengono annullati come valenza e gli outbound link vengono calcolati come outbound link normali, ossia se portano informazioni utili e sono coerenti, fattori positivi per il posizionamento, se sono a capocchia, accatastati, e tutte le diavolerie che Google conosce e applica, la naturale penalizzazione è il ricalcolo dei risultati.

    Poi, Everfluxx, il fatto di scrivere buoni contenuti, di qualità, innovativi, esaustivi e cosa che nessuno dice mai in un contesto grafico professionale ed esteticamente valido è ampiamente assodato. Riassumendo il posizionamento dei motori di ricerca lato seo si può grossolanamente riassumere in organizzazione corretta di contenuti appropriati e popolarità del sito. Il fatto di acquisire backlink spontanei lo assumo di default. Solo che non è che capita di lavorare sempre per il sito della vita, dove il sito lo fai conoscere nei posti giusti massimizzando le probabilità di ricevere link. Quindi prescindere come traspare dal tuo post da qualsiasi forma di acquisizione di link artificiosa schematica (link che andrebbero ad attecchire sul miglior sito possibile e non su spam!) è mooolto limitante per un SEO. Essere SEO (white hat) significa avere una marcia in più per la produzione dei contenuti perchè si sa dove si deve andare a parare, si sa che si deve trattare un argomento in modo esaustivo e abbandonare quelli che tu chiami gli schemini da scambisti che portano dei link che comunque andrebbero ad attecchire su un buon sito, sarebbe un errore madornale per vari motivi:

    1. sono giochetti che finora hanno funzionato benissimo se fatti in modo decente
    2. puoi darsi che Google abbia tutti i brevetti pronti all'uso ma mancanza di risorse per applicare tutto tutto a tappeto concentrandosi sul vero spam.
    3. esistono degli schemi di scambio che non comportano l'uso di percorsi chiusi

  • User Attivo

    Uno scambio link può essere naturale eccome! Non pensate solo al Web, esiste anche il resto del mondo.

    Se io produco marmellata e la distribuisco a Milano tramite un rivenditore, è chiaro che sul mio sito metterò un link al sito del mio rivenditore milanese e sul sito del mio rivenditore milanese ci sarà un link al suo produttore (cioè io). Questo è un link reciproco assolumente naturale perché corrisponde ad una realtà vera. Questo tipo di link è quello che in origine secondo l'idea di Google doveva essere. Questo tipo di link, se fosse determinabile, non sarebbe mai penalizzato, anzi!


  • Super User

    @fradefra said:

    Uno scambio link può essere naturale eccome! Non pensate solo al Web, esiste anche il resto del mondo.

    Se io produco marmellata e la distribuisco a Milano tramite un rivenditore, è chiaro che sul mio sito metterò un link al sito del mio rivenditore milanese e sul sito del mio rivenditore milanese ci sarà un link al suo produttore (cioè io). Questo è un link reciproco assolumente naturale perché corrisponde ad una realtà vera. Questo tipo di link è quello che in origine secondo l'idea di Google doveva essere. Questo tipo di link, se fosse determinabile, non sarebbe mai penalizzato, anzi!

    se l'evoluzione dei motori tendesse all'infinito si. Ma dal momento che per quanto diabolici sono pur sempre macchine, una volta che hanno verificato che i link sono stati inseriti nella stessa finestra temporale e sono reciproci, lo stesso concetto di naturalezza per un motore, viene a decadere pur essendo per logica umana assolutamente legittimo e condivisibile.