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    11 Novembre 1918 - Fine della Prima Guerra Mondiale

    Alle ore 11 dell'11 Novembre 1918 scattò il "cessate il fuoco" che segnava ufficialmente la fine della Grande Guerra o Prima Guerra Mondiale, l'ultima combattuta nelle trincee ma la prima pianificata e condotta con mezzi moderni (carri armati, bombardamenti aerei, sommergibili, armi chimiche, assalti ai civili).

    Fu una tragedia immane, troppo spesso (e ingiustamente) offuscata dalla Seconda Guerra Mondiale che la seguì a stretto giro di posta; trascinò nel vortice dei reticolati di filo spinato e dei nidi di mitragliatrici circa 9,7 milioni di militari e 6,8 milioni di civili, cui vanno aggiunti i circa 21 milioni di feriti: numeri ai limiti dell'astrazione,ma tutti riconducibili a singole storie vissute tristemente nei camminamenti delle trincee o nelle città dilaniate.

    Nella sua follia, fu una guerra che ancora si caratterizzò per dimensioni "umane" dei conflitti: i soldati si fronteggiavano faccia a faccia, arretrando o avanzando di pochi metri alla volta in un assurdo e sanguinoso "gioco" ai confini.

    Il simbolo di questa follia resta oggi il fantaccino, piccolo soldato spesso giovane e pieno di speranze inghiottito dall'inferno delle prime linee, con equipaggiamento insufficiente, assistenza medica risibile e stupore orripilato di fronte all'insensatezza delle battaglie.

    E chissà che non siano stati proprio fattori come questi a scatenare, anche in quello scenario senza via di scampo, piccole "esplosioni di pace" come le varie "Tregue di Natale" del 1914, quando fanti di opposte fazioni, stanchi di uccidersi, si vennero incontro e festeggiarono il loro comune e tragico destino, per poi tornare a spararsi addosso nei giorni seguenti.

    Un anniversario come questo dovrebbe risollevarci, farci gioire del fatto che i tempi della Grande Guerra sono per tutti noi un lontano e sfumato ricordo; allo stesso tempo, troppo indizi all'orizzonte ci lasciano perplessi e non ci fanno ben sperare per il futuro prossimo.

    Le risorse si assottigliano, gli odî razziali si alimentano, i confini si fanno più duri e problematici. La Storia ripete sé stessa; scioccamente, come sempre.

    Allo stesso tempo, le modalità di conduzione delle guerre sono molto cambiate e se nel 1918 i soldati che riuscivano a guardarsi in faccia trovarono alla fine il coraggio per far tacere i cannoni, oggi quanta sensibilità in più occorrerà a uomini in giacca e cravatta nascosti in bunker protetti per non premere un freddo e impersonale pulsante che potrebbe scatenare l'inferno nucleare?

    Ci toccherà tenere gli occhi sempre aperti e il livello di attenzione molto alto.

    :ciauz: