• User

    Nuova P.Iva per att. professionale e regimi semplificati: ma i minimi conviene?

    Ciao a tutti,
    la mia ragazza è prossima all'apertura di p.iva per lo svolgimento di attività libero professionale (è psicologa). Insieme in questi giorni, prima di rivolgerci ad un commercialista (ps. siamo di Padova, c'è nessuno di queste parti sul forum?) per una consulenza "introduttiva" stavamo valutando alcune possibilità offerte dal legislatore.
    In pratica a "prima vista" (dopo aver consultato il forum e qualche altro riferimento web) parrebbe che la scelta si restringa a 2 soluzioni: regime dei minimi e "forfettino" (nuove attività produttive).

    Le principali differenze tra 2 regimi mi pare siano:

    • con il primo sarebbe esente da studi di settore, che per il secondo invece partono dal 2 anno;
    • aliquota 20%, contro aliquota 10%;
    • deducibilità contributi previdenziali, contro indeducibilità;
    • esenzione irap, contro applicazione irap a partire da un volume d'affari superiore a 9500 euro;
    • non sono soggetti passivi iva, contro soggettività iva.

    Per il resto i regimi la disciplina mi pare la stessa (determinazione reddito ecc).
    A questo punto, premesso che sussistono i requisiti per entrambi i regimi, non capisco quando possa convenire quello dei minimi rispetto al "forfettino".

    Ho provato ad effettuare alcune "simulazioni", che allego, in modo che possiate "verificarle" e se del caso correggere qualche macroscopica imprecisione.

    SPESE SOSTENUTE (ipotizzate): 2770 euro (affitto, cancelleria, iscriz. albo eccecc).
    ENPAP: 140 euro contributo fisso maternità + **2% corrispettivi lordi **(fino a 3000 euro = 60 euro) + 10% reddito netto (fino a 1560 euro = 156 euro, fino a 2600 euro = 260 euro).

    REDDITO LORDO = 3900 euro (la situazione di "partenza", stante i pazienti già "sicuri").
    Reddito netto (lordo - spese) = 1130 euro
    ENPAP = 140 + 78 + 156 = 374 euro
    Imposta Minimi = 756 x 20 / 100 = 151,2 euro
    Imposta "Forfettino" = 1130 X 10 / 100 = 113 euro

    REDDITO LORDO = 6000 euro (l'obiettivo per il primo anno).
    Reddito netto (lordo - spese) = 3230 euro
    ENPAP = 140 + 120 + 323 = 374 euro
    Imposta Minimi = 2856 x 20 / 100 = 571,2 euro
    Imposta "Forfettino" = 3230 X 10 / 100 = 323 euro

    REDDITO LORDO = 10000 euro (se le cose vanno bene).
    Reddito netto (lordo - spese) = 7230 euro
    ENPAP = 140 + 200 + 723 = 1063 euro
    Imposta Minimi = 6167 x 20 / 100 = 1233,4 euro
    Imposta "Forfettino" = 7230 X 10 / 100 = 723 euro

    REDDITO LORDO = 18000 euro (la media di categoria).
    Reddito netto (lordo - spese) = 15230 euro
    ENPAP = 140 + 360 + 1523 = 2023 euro
    Imposta Minimi = 13207 x 20 / 100 = 2641,4 euro
    Imposta "Forfettino" = 15230 X 10 / 100 = 1523 euro

    Mi rendo conto di aver abbastanza "semplificato" (le spese sono sempre uguali a fronte di redditi in aumento) anche se penso che la cosa, essendo un reddito da lavoro intellettuale, potrebbe essere abbastanza verosimile.

    Non riesco proprio a capire quale possa essere il vantaggio del regime minimo anche considerando che con il "forfettino" gioverei anche dell'eventuale servizio di tutoring (non da scartare a priori, a seconda della fattibilità degli adempimenti, visto che il primo anno è già stato messo in preventivo di lavorare solo per lo stato ed il commercialista).

    L'attuale situazione prospettata è quella di professionista che:

    • al 99% lavorerà solo con pazienti privati non soggetti iva (quindi scritture contabili IVA praticamente nulle). Difficile si realizzino quest'anno collaborazioni o attività con sostituti d'imposta
    • oltre al reddito di lavoro autonomo è titolare solo di un libretto al risparmio postale (è tassato con imposta sostitutiva al 27% se non erro quindi non è da dichiarare in UNICO)
    • è in locazione abitativa e non ha proprietà che generano redditi fondiari (la casa natia è dei genitori)

    La situazione complessiva mi pare "relativamente" semplice da un punto di vista contabile.

    Se eventualmente sorgessero incongruenze con gli studi di settore è possibile, a partire dal secondo anno, optare per l'altro regime (minimi) ? O si è vincolati per un numero di periodi d'imposta ?

    Ovviamente GRAZIE a chi ha avuto la pazienza di leggere sino a qui 🙂


  • User

    Ops, per le ultime 2 simulazioni ho dimenticato l'IRAP al 3,9% per i proventi superiori ai 9500 euro, ma la sostanza non mi pare cambi di una virgola.

    IRAP 10000 euro = 500 x 3,9 / 100 = 19,5 euro
    IRAP 18000 euro = 8500 x 3,9 / 100 = 331,5 euro


  • Moderatore

    La convenienza di un regime fiscale deve essere testata caso per caso.
    Non esiste infatti il regime conveniente per tutti.

    Quanto hai scritto mi sembra globalmente corretto, compreso il secondo post dove precisi il calcolo dell'Irap.
    Per rispondere alla tua domanda sugli studi di settore, se lo desideri puoi uscire dal regime e optare per i minimi. Tuttavia bisogna capire quanto possano essere davvero importanti, nel caso specifico, gli studi di settore. Ricordo infatti che non è sufficiente la non congruità per avviare un accertamento vero e proprio.


  • Super User

    Confesso di non aver letto l'intero post, però mi pare di non aver visto evidenziato la mancanza della detraibilità dell'IVA sugli acquisti per i "minimi", che a mio giudizio è l'handicap maggiore di questo regime.


  • User

    Ringrazio sia Michelini per l'intervento che OEJ per la precisazione.

    A tal riguardo, circa l'indetraibilità dell'iva chiedo un piccolo chiarimento.
    A quanto avevo capito il funzionamento del "sistema" dovrebbe essere questo:
    Immaginiamo di fare un acquisto di 100 euro + iva per cancelleria.

    Nei regime delle nuove attività produttive lei andrebbe in credito iva di 20 euro (la detrarrebbe) e avrebbe 100 euro di componente negativa al fine della determinazione del reddito netto.

    Nel regime dei minimi l'iva diviene un costo quindi non detrarrebbe nulla ma avrebbe 120 euro di componente negativa al fine della determinazione del reddito netto.

    Sbaglio qualcosa? Perche da IMMENSO ignorante alla fine dei conti mi pare più o meno la stessa cosa (ma forse mi sfugge qualcosa che i più "avveduti"/pratici notano immediatamente).

    Un ultimo chiarimento su questi regimi: da quanto capisco sono sostitutivi all'irpef, quindi perderebbe tutte le detrazioni previste dai primi articoli del tuir (vado a memoria dal mio arrugginito esame di tributario -studio giurisprudenza-).

    Che ne so, ad esempio, non potrebbe detrarre spese mediche, spese per assicurazioni personali (ma la spesa per l'eventuale assicurazione per infortuni dei pazienti o incidenti nello studio penso sia deducibile per INTERO perchè inerente la produzione del reddito), detrazioni sull' affitto della casa.

    Quindi in pratica se UNICO raggruppa le dichiarazioni IVA + REDDITI + IRAP + IRES e lei nel corso dell'anno

    • non effettua operazioni IVA (le prestazioni mediche se ricordo bene sono esenti)
    • non raggiunge i 9500 euro di IRAP
    • non è soggetto passivo IRES

    In pratica non presenta nulla??? Scusate se ho detto una "baggianata" ma è solo per non arrivare dal commercialista completamente "a digiuno" di tutte le nozioni.
    Grazie come sempre e scusate la lunghezza!


  • User Attivo

    Come ha avuto modo di indicare l'Agenzia delle Entrate, cominciamo col dire che l'Irap non è dovuta se, nonostante il contribuente non appartenga ai Minimi, ne rispetti le condizioni. Ciò è stato ribadito dalla Corte di Cassazione con Sentenza del 23/01/2008 n. 1414, che ha stabilito che il libero professionista e l'autonomo che nello svolgere la loro attività si servono di strutture organizzative minime, con beni strumentali ridotti, e senza avvalersi del lavoro di altre persone, non sono sottoposti ad Irap.

    Normalmente il regime dei Minimi rispetto a quello delle Nuove Iniziative conviene solo quando si ha un valore basso dell'Iva sugli acquisti, margini elevati, prevalenza di clientela privata, aliquota Iva sulle vendite ordinaria o maggiore dell'aliquota sugli acquisti.

    Per quanto riguarda la tua ragazza, nel caso aderisca ai Minimi, se effettua prestazioni specialistiche esenti Iva non potrebbe "lucrare" quel 20% che per i "normali" contribuenti è Iva a debito, quindi difficilmente le potrebbe convenire quanto meno da questo punto di vista.

    N.B.

    • Per quanto riguarda l'Iva come costo o come credito: 20 euro a credito sono soldi... 20 euro come costo sono 20*20% (di sostitutiva) = 4 euro di risparmio di imposta:
    • Le partite Iva sono obbligate a presentare Unico, le dichiarazioni Iva,...

    Concludo dicendo di fare molta attenzione sul valutare la convenienza o meno fra i tre regimi: Minimi, Nuove Iniziative, regime fiscale Irpef ordinario; il tutor difficilmente ti indicherà il da farsi, dal momento che non rientra fra le sue mansioni dare questo tipo di consulenza e valutare i diversi impatti, comunque prova a chiederglielo.
    [...]


  • User

    Ringrazio anche CommercialistaPadov per l'intervento e per avermi chiarito ulteriormente alcuni punti che non avevo compreso.

    Il mio indirizzo di massima è quello di "inviarla" verso un commercialista quanto meno per "cominciare con il piede giusto" la sua attività senza incappare in grossolani errori.

    nel caso aderisca ai Minimi,se effettua prestazioni specialistiche esenti Iva non potrebbe "lucrare" quel 20% che per i "normali" contribuenti è Iva a debitoSe ho capito bene quindi, poichè i contribuenti minimi non sono soggetti passivi IVA, quella inserita in fattura diviene una componente attiva del reddito.
    Ossia: fattura da 100 euro + 20 euro iva.

    Per un contribuente "ordinario" questo NON è un "guadagno" poichè va compensata con quella a credito e liquidata a fine anno.
    Per il contribuente minimo è "un guadagno" perchè non paga (ma nemmeno "scarica") l'IVA.
    Altrimenti non saprei come interpretare quel "lucrare"

    E' solo una curiosità (per vedere se ho capito :D): come già sottolineato le sue prestazioni saranno al 99% esenti.


  • Super User

    La precisazione che le sue attività saranno quasi esclusivamente esenti è di importanza capitale: l'IVA non la detrarrebbe in ogni caso (e non ti sto a spiegare il motivo perchè è cosa molto tecnica).
    In tal caso, il regime dei minimi guadagna molti punti.


  • Consiglio Direttivo

    Ciao skumpic e Benvenuto nel Forum GT 🙂
    Innanzitutto ti faccio i miei complimenti, visto che da quanto scrivi dimostri di esserti adeguatamente informato, anche se dubbi ovviamente ce ne possono sempre essere.
    Come "comunicazione di servizio" ti consiglio, se cerchi un commercialista a Padova, di inserire un annuncio nella relativa sezione:
    http://www.giorgiotave.it/forum/annunci-fisco-e-leggi/


  • User

    @lorenzo
    Ti ringrazio per i complimenti. In realtà è stato molto più semplice del previsto (fermo restando che non mi voglio "improvvisare" esperto in un settore che è complesso e che non conosco minimamente): il forum lo "lurko" da molto ed è un pozzo di informazioni e spunti utili da cui partire per cercare di "approfondire" in rete.
    Quella sezione non l'avevo vista: abbiamo preso qualche contatto con i professionisti che hanno avuto la pazienza di intervenire in questo post, ma certamente quella pare essere l'area più consona per le nostre necessità.

    @OEJ
    Ti ringrazio per il chiarimento su quest'aspetto che non avevamo minimamente preso in considerazione.
    Se ho capito bene (ho cercato qualcosa in rete in questi giorni) si ricadrebbe in una delle ipotesi di detraibilità dell'iva "pro-quota", visto che potrebbe svolgere sia attività esenti (pazienti) che imponibili (corsi, consulenze...).
    Stante la situazione iniziale (solo pazienti privati), tale rapporto (esenti/imponibili) sarebbe marcatamente "schiacciato" verso l'esenzione da cui deriverebbe l'indetraibilità "di fatto" dell'iva sugli acquisti. GRAZIE !!!

    In pratica, se ben capisco, converrebbe il regime dei "minimi" perchè in questo modo l'iva sugli acquisti diviene un costo e quindi si potrebbe "aggirare" la "limitazione" sull' indetraibilità che avrebbe in regime ordinario o "forfettino".

    Vi è però da dire che, nonostante molte simulazioni ("fai da me" e quindi probabilmente erronee), questo "vantaggio" -unito alla detraibilità del inps- del regime dei minimi rispetto al forfettino non riesce mai a "vanificare" la differenza dei 10 punti di aliquota tra i 2 regimi agevolati.

    Ex.
    RICAVI= 28000 euro
    SPESE= 12500 euro
    IVA A CREDITO = 2500 euro
    IVA A DEBITO = 0 euro (solo operazioni esenti)

    ENPAP (minimi) = 140 + 560 + 1300 = 2000 euro
    ENPAP ("forfettino") = 140 + 560 + 1550 = 2250 euro

    IMPOSTA MINIMI= 28000 - 12500 - 2500 - 2000 = 11000 x 20 / 100 = 2200 euro
    IMPOSTA "FORFETTINO"= 28000 - 12500 = 15500 x 10 / 100 = 1550 euro
    IRAP assunta come non dovuta. (niente collaboratori o organizzazione).

    In pratica sia dal tuo ultimo intevento che da quello precedente di CommercialistaPadov sono chiari i vantaggi derivanti dall' adesione ai "minimi" rispetto all' "ordinario" (il punto di "rottura" mi pare già intorno ai 10000 euro),** ma il primo (minimi) almeno a me non risulta MAI più favorevole rispetto al "forfettino".**
    Poi magari sbaglio: non so se avete qualche esempio a prova di "ebete" che mi possa fare chiarezza sul contrario 🙂

    A me, anche andando volutamente verso i massimali dei 2 regimi (quindi con la "maggior fregatura" in termini di valore dell'iva a credito e di contributi previdenziali) il "forfettino" risulta sempre nettamente "migliore" dell' altro.


  • User Attivo

    Considerato che nella fattispecie si ha un'attività professionale con bassi costi e che, inoltre, la detraibilità per prorata non si applica alla detraibilità iva per i beni strumentali (vedi auto, cellulare, pc,...), sottolineo che la miglior scelta contabile-fiscale sia sempre l'adesione al regime delle Nuove Iniziative Produttive, proprio perchè nel regime dei Minimi anche l'Iva afferente i beni strumentali non è detraibile...