• Moderatore

    Sei sicuro di voler fare lo youtuber? - Video di Marco Montemagno

    Il video è rivolto a ragazzi giovani che vogliono cominciare questa attività ma direi che i suoi consigli siano ottimi anche per quelli con qualche anno in più come me :bigsmile:


  • Community Manager

    Due risorse per integrare la parte finale (bel video, grazie della condivisione):

    1. Sul Successo:

    [video=youtube;tijcW8J7MK8]

    1. Sul sovraccarico di lavoro 🙂

    :ciauz:


  • User Attivo

    Gran bella testimonianza questa di Pasolini.


  • Community Manager

    @hub said:

    Gran bella testimonianza questa di Pasolini.

    Pasolini aveva espresso un pensiero anche sul medium di massa e sul video che è da ricordare sempre

    [video=youtube;CpFJK3LI4Vs]


  • Moderatore

    Aggiungo anche questo video visto proprio oggi che secondo me da ottimi spunti per la gestione del "successo" e degli haters :-), Roberto Mercadini in occasione dei 50000 iscritti ringrazia a modo suo anche gli haters perché anche grazie a loro il canale è cresciuto nel tempo.

    [video=youtube;rQQ1MAi60oo]


  • Community Manager

    Bello, veramente bello 🙂


  • User

    Organizzare e gestire di un canale YouTube richiede impegno, costanza e soprattutto determinazione. Ma al di là di eventuali discorsi retorici, a mio avviso, ciò che trattiene di più le persone dal proseguire o persino dall'iniziare sia il problema dell'esporsi in pubblico.

    Se pensiamo a YouTube, credo che i video siano il modo più efficace (ma al contempo estremo) per mostrarsi all'esterno e questa cosa provoca un certo timore, soprattutto considerando che il pubblico potrà reagire positivamente o negativamente.

    A questo aggiungiamo la questione degli haters ed eventuali problemi legali nell'uso di materiali (audio/video) senza possederne i necessari diritti.

    Insomma, come dice il video 'Sei sicuro di voler fare lo youtuber?', esistono molte ragioni che possono scoraggiare chi inizia o chi ha appena iniziato.

    D'altra parte c'è anche chi deve la sua fortuna dall'esser riuscito a superare tutte queste problematiche riuscendo a capire come gestirle nel corso del tempo, grazie all'esperienza sul campo.


  • Moderatore

    @Giorgiotave è qualche mese che lo seguo e mi piace come riesce da qualsiasi argomento a tirare fuori concetti che fanno riflettere, sembra che parta per la tangente ma poi alla fine c'è il "colpo di scena" :).

    @SEOProf si, non aiuta il fatto che siamo cresciuti in un mondo in cui "l'errore" è il male 😞 invece di insegnarci che l'errore è propedeutico per l'apprendimento.


  • User

    @overclokk Concordo perfettamente. Il tema dell'errore è stato oggetto di vari libri, ma generalmente sono statunitensi o comunque esteri. In Italia l'idea del "fallisci per vincere" gira solo nelle frasi motivazionali, ma non credo sia un concetto realmente condiviso (e non in senso social :)).


  • Community Manager

    La teoria del fallisci per vincere è dal mio punto di vista superficiale. Anzi, è come una coperta dove sotto nascondi la polvere.

    E non mi stupisce che siano gli ambienti motivazionali a farla girare essendo essi stessi superficiali. Per la maggior parte.

    Il problema principale della faccenda è sostanziale: queste teorie tendono a illustrare una tattica di fallimento come una strada per arrivare ad altro.

    Cosa è questo altro? La perfezione.

    Non è la frasè in sè ad essere sbagliata "fallisci per vincere" o "sbagliando si impara" è a cosa stai mirando. Tutte queste teorie mirano ad un percorso dove ti dicono tu prima sbagli, poi piano piano imparerai.

    Il problema, dal mio punto di vista, è che non esiste un prima o un dopo. Tu sbagli e sbaglierai sempre.

    L'apprendimento o il tuo progetto sono una piccola cosa rispetto a quello che ci insegna un errore.

    La Montessori questa cosa l'ha mostrata in modo molto chiaro nel suo lavoro con i bambini, dove la libertà di esprimersi era un rivelare se stessi, dove le manifestazioni spontanee sono limpide di verità e rivelatrici della natura umana.

    Ricardo Peter nel suo "Una terapia per la persona umana" parla di questo sviluppo sulla perfezione e sull'accettazione del limite.

    È una faccenda molto più profonda di quello che si può credere, ma la voglia di migliorarsi, il desiderio di fare meglio, se tende a voler essere perfetti è un bel casino. Se invece, contiene la possibilità di sbagliare, di perdere, di fallire, è sano.

    Ma contenere la possibilità di sbagliare non è contemplato nel fallisci per vincere. O almeno, è contemplato in un modo subdolo, quello della coperta dove sotto nascondi la polvere.

    In tutti gli approfondimenti sugli errori si parla di "diventare più forte", del fatto che una volta commesso "non lo farai più", del fatto che è una grande opportunità di "analizzare minuziosamente cosa non è andato".

    Sono tutte cose che vanno orientate. Il problema, per come la vedo io, è che sono orientate male. Sono orientate nella direzione del "non mollare". Dai che ce la fai.

    Io preferisco un altro tipo di orientamento: quello del mollare completamente. Dell'accettare profondamente che l'errore fa parte di te. Perché è un limite. Ed è il tuo limite. Il limite sei tu, sono io, siamo tutti.

    Invece queste teorie lo portano fuori da te. Dopo anni ti ritroverai a fare sempre meno errori, a crederti più forte, a crederti invincibile.

    Un giorno ti capiterà qualcosa e ti sarà chiaro, invece, il contrario.

    Comunque possiamo stare tranquilli: sono migliaia di anni che l'occidente punta alla perfezione, è normale che le teorie principali abbiano questo orientamento. D'altra parte, il lavoro della Montessori, non lo abbiamo coltivato. È rimasto lì. Sì, qualcuno c'è che segue quella strada, sono pochi. E molti sfruttano solo la "filosofia" senza che che ci sia poi una reale "pratica".

    Il mio percorso su YouTube e anche altro ha esattamente esplorato tutte le fasi, per questo conosco bene la dinamica. Sono passato dal "sbagliando si impara" al voler avere un "video perfetto". Quel sbagliando si impara conteneva già l'orientamento alla perfezione. Poi ad un certo punto quel "sbagliando si impara" si è orientato in un'altra direzione.

    Non ho più un copione, non ho più la gh4, non ho più audio e luci. Ho mollato quell'idea e ora accendo una webcam o un telefonino con il microfonino e via.

    Non è più sbagliando s'impara, ma semplicemente che sono quel che sono. Con tutti gli errori che faccio. Ed è il rapporto con questi che fa la differenza, trattarsi come un bambino al quale si perdona tutto.

    È una liberazione.
    Una volta non riuscivo nemmeno ad ascoltare la mia voce, oggi invece so che è la mia voce. Le voglio pure bene 😄

    :ciauz:


  • Moderatore

    La ricerca della perfezione assoluta è il modo migliore per l'immobilismo, lo so perché purtroppo l'ho sperimentato sulla mia pelle, è dal 2013 che porto avanti il progetto del mio framework senza averlo ancora monetizzato seriamente, mettici anche la sindrome dell'impostore e siamo al completo.

    Quello che si dovrebbe fare è partire, (in stile MVP), poi se necessario fare piccoli aggiustamenti ma senza impazzire, senza necessariamente raggiungere la perfezione subito, risolvere una issue alla volta, quando risolta si chiude il ticket e si passa a quella dopo o si implementa una nuova funzionalità e così via, in questo modo ci rimane anche il tempo per goderci il viaggio.

    Se qualcosa non ci va bene allora è ok migliorare altrimenti è ok anche così, no problem.

    Mi sto autoconvincendo ad aprire il mio canale 😄