• Community Manager

    Causa Viacom a YouTube per un miliardo di dollari

    Chi farà causa? La Viacom...:)

    Il colosso americano dell'intrattenimento Viacom ha fatto causa a Google per la presunta violazione del copyright da parte di YouTube, il sito di video acquistato dal celebre motore di ricerca lo scorso autunno. La richiesta di danni da parte di Viacom è di oltre 1 miliardo di dollari. Secondo Viacom, che fra i suoi assets annovera Mtv e gli studi cinematografici Paramount e Dreamworks, YouTube avrebbe trasmesso tramite il sito web oltre 160 mila filmati non autorizzati, visti oltre un miliardo e mezzo di volte. La decisione di intentare causa al colosso di Mountain View - spiega Viacom - è arrivata dopo una serie di "trattative improduttive".

    Fonte: Repubblica


  • Super User

    Mi trovo a studiare un fatto d'attualità, l'ennesima sentenza YouTube-Viacom, e come al solito il Forum GT mi aiuta a ripercorrere a ritroso l'iter che ha portato alla situazione attuale 🙂

    L'accusa di Viacom a YouTube non si limita all'oltre un miliardo e mezzo di visualizzazioni che YouTube avrebbe ottenuto grazie a contenuti di Viacom pubblicati dagli utenti sulla propria piattaforma. L'accusa va al cuore stesso di YouTube contestandone la legittimità del modello di business fondato sulla libertà degli utenti di ripubblicare sul sito qualsiasi materiale, anche se protetto da copyright.

    Come si dice anche in questa discussione:

    @bsaett said:

    Per la questione della condanna di Google, è un problema che ormai si pone fin troppo spesso, cioè dare la colpa al provider dei contenuti immessi dagli utenti. La normativa italiana non prevede un controllo del fornitore di spazio web, ma solo l'obbligo di rimozione al momento in cui viene informato (oppure se ne avvede da solo) della presenza di contenuti illeciti o in alternativa l'obbligo di avvertire la magistratura. Ma la responsabilità rimane del singolo utente.

    Da allora YouTube è andato oltre creando il Sistema di identificazione dei contenuti che lo contraddistingue da tutte le altre piattaforme di video hosting/sharing e gli permette di risolvere in maniera positiva molte controversie generate da problemi di copyright e a porsi ad un livello diverso rispetto a siti come Megavideo, per quanto riguarda la pubblicazione di materiale protetto da Copyright. Se nel 2007 Viacom poteva affermare: "YouTube ha costruito un redditizio business sfruttando la devozione dei fan nei confronti del lavoro creativo di altri allo scopo di arrichire sè stesso e la sua casa madre Google. Il loro modello di business è chiaramente illegale e in chiaro conflitto con la legge sul copyright"; oggi non è più possibile.

    Con il Content ID cambiano due cose:

    1. i proprietari dei contenuti non devono richiedere ad uno ad uno la rimozione dei video che violano il copyright ma possono semplicemente comunicare a YouTube di quali contenuti sono proprietari e poi penserà YouTube, in maniera automatica, ad identificare eventuali violazioni e bloccarle;
    2. i proprietari dei contenuti possono scegliere se monetizzare i contenuti di loro proprietà caricati illegalmente dagli utenti.

    Ecco come funziona il Content ID:

    Lo straordinario Sistema di identificazione e di gestione dei contenuti di YouTube (CID, Content Identification and Management System) consente ai proprietari dei diritti di:
    Identificare video caricati dagli utenti che sono costituiti interamente OPPURE parzialmente da loro contenuti e
    Scegliere, in anticipo, come procedere quando vengono individuati tali video: generare profitti da tali video, formulare statistiche o bloccarli.

    [Più informazioni sul sistema di identificazione dei contenuti in questa discussione.]

    Quindi con questo meccanismo YouTube/Google ha saputo trasformare una debolezza in una opportunità, non solo superando il problema del copyright ma presentandosi come l'unica piattaforma che permette di monetizzare contenuti non caricati direttamente. Questo straordinario meccanismo, tanto efficace quanto a volte bloccante per gli utenti che vedono i contenuti che caricano identificati immediatamente come "Contenuti di terze parti", ha permesso a YouTube di continuare la propria crescita ed arrivare ai numeri di oggi. In Italia una delle realtà che utilizza in maniera più assidua e consistente il Content ID è la RAI che è presente su YouTube con diversi canali fin dal 2006. Al contrario di Mediaset che ha fatto sparire da YouTube tutti i propri contenuti (la causa YouTube-Mediaset è una delle più tristi che YouTube abbia affrontato...) e che ha deciso di "competere" con YouTube attraverso una propria piattaforma, RAI ha invece sposato il Content ID, monetizzando il vario materiale caricato dagli utenti e sfruttando la popolarità di YouTube per la promozione dei propri contenuti. Due atteggiamenti completamente differenti per due realtà che, ahimè, a volte purtroppo non sembrano così diverse.


  • Super User

    Ma torniamo indietro, continuando l'analisi di questa intricata vicenda tramite gli articoli del portale Puntoinformatico che rispetto a questi argomenti è sempre molto accurato.
    Ecco cosa scrive nel 2008:

    Non era stato sufficiente che Google si fosse piegata alla rimozione di oltre 100mila clip i cui diritti erano stati rivendicati dal gigante dell'entertainment: i legali dell'azienda avevano chiesto che Google rimborsasse un miliardo di dollari a titolo di risarcimento. [...] Viacom non aveva ritirato la denuncia nemmeno a fronte della decisione di YouTube di implementare filtri antiviolazione, misure considerate inefficaci dal colosso.

    Ma perché questa causa è tanto importante? Non perché, come recita il titolo di questa discussione, si parla di 1 miliardo di dollari di risarcimento ma perché l'azione legale di Viacom va a contestare il Digital Millennium Copyright Act che afferma che:

    la responsabilità non è delle piattaforme che ospitano i contenuti, ma degli utenti che, legittimamente o meno, li condividono per mezzo di queste piattaforme.

    Infatti secondo Google le richieste di Viacom vanno bel oltre la legge e:

    "minaccino il modo in cui centinaia di milioni di persone si scambiano legittimamente informazioni, notizie, intrattenimento, e si esprimono dal punto di vista politico e artistico".

    Gaia Bottà termina l'articolo con la seguente decisa riflessione che mi trovo a condividere in pieno:

    Il successo dei dinosauri della tradizione non si misurerà sui risarcimenti e sulle piccole anacronistiche vittorie ottenute sugli attori della rete, ma sulla loro capacità di assecondare il nuovo che avanza.

    Tanto per tornare a quello che dicevamo prima penso alle differenze trai RAI (che evolve) e Mediaset (il dinosauro).

    Nel 2010 sempre Puntoinformatico ci offre un resoconto della vicenda che in tre anni ha assunto sfumature sempre più grigie tra le quali si insinuano pesanti accuse di Viacom che porta avanti la tesi che YouTube non solo permetta di pubblicare materiale "rubato" e sia per questo un "ladro legalizzato" ma che addirittura assecondi e favoriasca queste violazioni che gli permettono di guadagnare traffico al sito.

    Viacom porta in tribunale anche alcune email scambiate tra i tre fondatori del sito, Chad Hurley, Steve Chen e Jawad Karim e che "mostrerebbero i tre intenti a cercare esattamente un modo per aggirare la questione dei diritti d'autore e le conseguenti responsabilità".
    Secondo Viacom: "L'obiettivo finale dei tre fondatori era comunque guadagnare abbastanza visibilità per ottenere milioni di dollari dalla vendita del sito. Scopo alla fine raggiunto, ma secondo Viacom, illegalmente."

    Già questa parte è abbastanza inquietante: Viacom porta in tribunale delle email private che parlano di un tema delicato come quello del copyright, con toni accessi ovviamente e ciò è intuibile anche dalla giovane età dei fondatori che vogliono portare al successo il loro portale e che si oppongono ai vecchi modelli. Ma YouTube risponde con accuse altrettanto inquietanti; a detta di YouTube Viacom avrebbe tentato di acquistare la piattaforma ed è stato il rifiuto di YouTube a provocare tale ostilità di Viacom nei confronti di YouTube.

    YouTube accusa inoltre Viacom di aver non solo lasciato che utenti caricassero indipendentemente suoi video coperti da copyright come strategia pubblicitaria, ma di aver anche provveduto lei stessa "continuativamente e segretamente a caricare i suoi contenuti su YouTube, anche mentre pubblicamente si lamentava di tale presenza". Per far questo avrebbe contattato non meno di 18 differenti agenzie di marketing, avrebbe provveduto a "degradare" i filmati in modo da farli apparire rubati e addirittura aperto falsi account YouTube con email false.

    Con l'arrivo nel 2008 del sistema di identificazione dei contenuti, Viacom è però costretta a restringere le proprie accuse solo ai fatti avvenuti precedentemente.

    Insomma quella tra i due colossi sembra assumere i contorni di una vera e propria guerra che non si limita a rilevare la presenza di contenuti di proprietà di Viacom su YouTube ma che vede accuse precise ed in qualche modo "infamanti" da ambo i lati. In tutto questo c'è poi di mezzo il giovane DMCA che giudici e avvocati faticano ad interpretare in maniera univoca...


  • Super User

    Mentre nei tribunali continuano ad accumularsi carte piene d'accuse, nel 2012 Google e Paramount (gestita da Viacom) raggiungono un accordo per il noleggio sul servizio YouTube Rentals e su Google Play: il mondo è piccolo...

    Segue quest'anno la conclusione della disputa che vede la vittoria di YouTube considerato:

    privo di responsabilità, essendo protetto dal Digital Millenium Copyright Act, che prevede una immediata rimozione dei video quando richiesto a Google: "L'aggravante del fatto che YouTube fosse a conoscenza della specifica violazione dei lavori in causa, non può essere utilizzata contro YouTube. Il Congresso ha stabilito che il compito di identificare cosa debba essere rimosso o meno è di pertinenza del proprietario".

    Quindi tutte le farneticazioni di Viacom sulle cattive intenzioni dei fondatori vengono svilite da questa sentenza che considera la richiesta di rimozione dei contenuti come un compito esclusivo dei proprietari che, aggiungo, tramite il Content ID possono addirittura comunicare in anticipo, prima che avvenga la violazione, quali contenuti YouTube possa o meno far girare sulla piattaforma!

    L'accusa sulla quale Viacom ha insistito di più e che ha portato nel 2012 ad una riapertura della disputa è che YouTube fosse a conoscenza delle violazioni di copyright presenti sulla piattaforma e che non facesse nulla per ostacolarle ma:

    In his original ruling, Judge Stanton found that “general knowledge that infringement is ‘ubiquitous’ does not impose a duty on the service provider to monitor or search its service for infringements.” That was a victory for Internet companies because it rejected an argument frequently advanced by Viacom and other big content companies that websites must take a more proactive role in policing their sites in order to earn DMCA protection. Currently, the burden lies on content companies to notify websites of infringing material.


  • Community Manager

    Molto interessante la conclusione...diciamo che Viacom ci ha provato 😉


  • Super User

    Hihihi... per l'occasione è stato pubblicato anche un articolo sul blog ufficiale di YouTube che annuncia il giorno della vittoria come un giorno importante per l'intero mondo di internet:

    The growing YouTube community includes not only a billion individual users, but tens of thousands of partners who earn revenue from the platform -- from independent musicians and creators to some of the world’s biggest record labels, movie studios, and news organizations. Today’s decision recognizes YouTube as a thriving and vibrant forum for all these users, creators and consumers alike.

    Ma insomma, dopo essere andata un pò più a fondo nella vicenda ed aver tentato di ricostruirla in questa discussione, credo sia ora delle riflessioni...

    Questa causa è una delle più emblematiche, se non la più emblematica, della disputa su web e diritti d'autore che va ben oltre la singola Viacom ma che ha visto numerosi personaggi attaccare il web a difesa della proprietà intellettuale. Se la tesi di Viacom secondo la quale da parte di YouTube ci fosse una "generica" conoscenza delle violazioni non adeguatamente ostacolata, fosse passata come buona allora tutti quanti i siti sarebbero stati esposti a questo tipo di censura: è infatti impossibile eliminare in toto le possibilità di violazione del copyright senza eliminare in toto le possibilità di scambio di contenuti tra gli utenti. Secondo quest'ottica tutti i contenuti non ufficiali dovrebbero scomparire lasciando spazio solo alle piattaforme che distribuiscono i contenuti direttamente a nome dei proprietari.

    Se YouTube non avesse avuto il sistema del Content ID allora la questione sarebbe stata diversa... ma il Content ID permette a YouTube di aderire perfettamente al DMCA, differenziandosi in maniera netta da sistemi come Magavideo o i torrent che invece permettono una circolazione "clandestina" di contenuti protetti da copyright sui quali i proprietari non possono esercitare alcun tipo di rivendicazione. Attualmente "più di 3000 partner utilizzano Identificazione contenuti, inclusi tutti i principali network USA, studi cinematografici e case discografiche" guadagnando con i proventi della pubblicità.

    Ma la domanda è: la libera circolazione dei contenuti arricchisce o impoverisce le grandi major come Viacom? E quindi anche il lavoro degli artisti ad esse collegate?

    Gli strumenti per proteggere e monetizzare i contenuti ci sono: Google Play, iTunes, Amazon offrono la possibilità agli artisti di guadagnare anche con contenuti che non sono caricati direttamente da loro. Se tutto questo non fosse stato possibile allora non avremmo avuto nemmeno l'Harlem Shake: la paura avrebbe sovrastato la voglia di appropriarsi del brano e ricaricare la propria versione dell'Harlem Shake.

    Ma sono curiosa di conoscere la vostra opinione? Credete che il rischio per gli artisti sia reale oppure ci sia bisogno di trovare nuovi modelli di monetizzazione che assicurino però una fruizione dei contenuti gratuita?

    La pubblicità come nuova moneta può bastare?

    A questo argomento si ricollegano anche le precedenti discussioni sul forum:

    YouTube a pagamento?
    YouTube television: come si presenta oggi YouTube

    :gthi: Ciao,
    A.