antropologia [an-tro-po-lo-gì-a] s.f.
Scienza a carattere sociale il cui oggetto di studio è l'uomo dal punto di vista fisico, culturale e delle interazioni con gli altri elementi di ogni gruppo in cui egli vive.
"Anthropologos è chi sia interessato ai fatti dell´uomo". (Aristotele)
Dal greco ànthropos, 'uomo', e lògos, 'discorso', 'parola'.
L'Antropologia si divide tipicamente in due rami principali:
Lo stesso oggetto di studio in antropologia va spiegato, mentre in altri campi è la base per spiegare.
Per esempio, la "cultura" nel contesto antropologico rinvia a un complesso di comportamenti psichici e pratici strutturati e appresi, che deve essere sempre spiegato, cioè descritto e reso coerente; viceversa, nel contesto non-antropologico la cultura è qualcosa che spiega il comportamento, i gusti, le idee politiche, le idee relative al rapporto tra i sessi,l'economia, l'organizzazione sociale e le visioni del mondo, sia del mondo sensibile che di quello ultrasensibile.
Nel XVI secolo nasce la disciplina scientifica, denominata "Antropologia", intesa come l´insieme delle indagini sulla natura umana (l´anima ed il corpo).
Nel XVII e XVIII secolo l'Antropologia avvia lo studio sistematico delle caratteristiche fisiche dell´uomo inteso come essere biologico distinto dagli altri animali.
Nel XIX secolo viene effettuata la catalogazione delle diverse razze umane, considerate specie distinte.
Nel XX secolo ci si rende conto che tutti le razze appartengono a un´unica specie: l'homo sapiens sapiens. Di conseguenza le diversità culturali riscontrabili tra le popolazioni del mondo non hanno una causa biologica, ma sono legate al modo diverso in cui le singole società organizzate si sono adattate all´ambiente. Questo allarga l´oggetto dell'Antropologia, dalla conformazione fisica e naturale dell´uomo, alla vita sociale e le sue forme.
Articolo a cura di Marlomb 16:50, Ott 1, 2009 (CEST)