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    Riflessioni sull'Authorship

    Andrea Pernici (Juanin sul forum gt) ha pubblicato un articolo con delle riflessioni interessanti sull'Authorship.

    Criticando giustamente le case history oggi presenti in rete dedicate all'Authorship come sistema per aumentare il CTR, arriva a fare una riflessione doverosa:

    [h=2]Perché si parla tanto di CTR e non si parla del valore vero dell?Author Rank e dell?uso dell?Authorship come strategia di marketing ben definita?La maggior parte degli articoli SEO e la maggior parte di consulenti SEO che ho ascoltato parlano di Authorship come moltiplicatore certo di CTR, soprattutto dopo le dichiarazioni di John Mueller e diSagar Kamdar [2] ? che affermano come attualmente non ci sia alcun Author/Agent Rank [3].
    Il problema è che non si affronta la questione dal punto di vista corretto. Tendiamo a voler imporre la percezione che abbiamo dell?importanza dell?authorship applicata al nostro settore, o meglio, alla nostra situazione. Abbiamo una smodata considerazione di Google e come SEO scriventi sappiamo che l?essere attendibili nel nostro settore è importante. La tendenza a costruire un profilo da consulente di un certo livello ci porta a pensare che sia troppo importante godere di un buon livello di visibilità, di autorevolezza e di credibilità.
    Noi lo sappiamo perché è ben chiaro in noi a livello strategico, che l?autorevolezza come professionisti nel nostro settore sia un punto chiave per il futuro prossimo, ma non sempre e non in modo assoluto questa strategia può essere considerata valida e applicabile o meglio potrebbe non rispecchiare le scelte strategiche di un cliente o di una determinata nicchia.

    Voi che ne pensate?

    :ciauz:


  • Admin

    Sembra che nessuno pensi nulla 😄

    Fatevi sotto!


  • ModSenior

    Principio di indeterminazione SEO.

    Premesso che i motori di ricerca sono molto complessi, usano algoritmi ad apprendimento automatizzato e propongono risultati sempre più personalizzati, quindi influenzati dal comportamento e dalla profilazione dei suoi utenti, ne consegue che perdono di significato tutte le case history perché nel momento in cui si va a fare uno studio, proprio in quel istante viene alterato l'ecositema motore di ricerca - sito - utenti.

    Quindi, la presenza dell'autor snippet in serp aumenta e diminuisce allo stesso tempo il CTR proprio come previsto dal principio di indeterminazione di Heisenberg.
    Tutto quello che possiamo fare è scuotere la scatola chiusa "motore di ricerca" e sentire che rumore fa (vedere le serp), ma non potremo mai arrivare a determinare cosa c'è dentro la scatola.

    Valerio Notarfrancesco


  • User Attivo

    Penso che Andrea Pernici abbia ragione! Non ho letto gli articoli citati da Andrea ( e forse anche per questo non credo ancora che l'authorship sia un moltiplicatore certo di CTR ) :lol:
    Scherzi a parte, se si vuole aumentare la propria autorevolezza è normale inserire l'authorship e darsi visibilità, ma bisogna farlo quando si scrive in un settore che a noi realmente interessa!
    Se per esempio lavoro ad un progetto di un sito di ricette non metterò mai l'authorship, o meglio non metterò mai la mia authorship (magari il cliente potrebbe avere anche lui un suo profilo G+ ed aver già scritto qualcosa nel settore), perchè a me interessa aumentare la mia autorevolezza nel campo web e quello oltre a non far aumentare il CTR comincerebbe a farmi vedere male dagli utenti ( oltre che da Google stesso), a mio parere!


  • Moderatore

    Che ne penso?
    Tante cose mi vengono in mente parlando di authorship e strategia aziendale. Andrea ha ragione nel dire che tendiamo troppo a ragionare in termini di benefici verso la propria immagine/autorevolezza personale (se ho capito bene il suo punto), ma non è detto sia anche un beneficio diretto per un'azienda.

    Butto giù un po' di pensieri sparsi, sperando che il caffè della pausa contribuisca a farli apparire un po' coerenti:

    Mettere in piedi l'Authorship oggi vuole dire prima di tutto imporre ai propri autori di avere un profilo G+ (ho sentito casi di "faccine" prese da altri profili tipo twitter/linkedin, ma non l'ho mai visto e potrebbero essere degli esperimenti), e un profilo G+ in qualche modo tenuto vivo... e non è detto sia così scontato.

    In molti blog aziendali gli articoli sono scritti da dipendenti cui non interessa particolarmente legare il proprio volto all'azienda, scrivono degli articoli perché devono farlo, ma magari la loro vita è più focalizzata al "dopo le 18", magari non ci tengono ad avere un profilo G+ o se ce l'hanno preferiscono usarlo più a loro uso e consumo come sono abituati a usare FB.

    Sarebbe "strategico" per un'azienda legare la propria immagine al profilo privato di un dipendente?
    Magari questo posta contenuti in ambito in cui un'azienda sarebbe meglio non si sbilanciasse troppo (es. appelli politici, ostentazioni religiose, foto poco "professionali", etc..)

    Non è detto nemmeno che l'azienda trovi una buona strategia legare l'authorship di una pagina a un dipendente che potrebbe licenziarsi e andare a lavorare per la concorrenza!
    A quel punto che fare? Intanto ci vuole qualcuno che se ne accorga, la cosa potrebbe passare inosservata per mesi.
    Togliere l'authorship si può fare dai contenuti sotto controllo nei propri server, ma Google lo recepirebbe? (non ho mai visto case-studies in tale direzione).
    E se i contenuti sono in guest posts? Magari sono sì articoli che linkano alla propria azienda, ma se l'utente clicca invece sul link del profilo la visita dopo un paio di clic potrebbe arrivare al competitor.

    L'ideale per gli interessi strategici di un'azienda sarebbe avere il totale controllo sulla proprietà del profilo G+ usato, ma qui non sono sicuro non si vada in conflitto con i termini del servizio; potrebbe imporre al dipendente l'uso di un profilo ad hoc sotto il controllo dell'azienda, ma oltre a cadere ancora sul possibile conflitto con al ToS, i profili vanno in qualche modo tenuti vivi (almeno credo, non ho mai avuto modo di sperimentare).

    Poniamo un altro caso che vedo spesso: post in blog aziendali firmati in calce con il nome di un dirigente, e postati con lo username di un dipendente. Ovvio, il dirigente non ha tempo, delega, e poi non si deve sporcare le mani con un volgare CMS. Ma se si volesse impostare l'authorship, bisognerebbe prima spazzolarsi a mano lo storico di anni di post per correggere l'associazione giusta tra autore e username. Può valerne la pena, però ci vuole il tempo di uno sfortunato dipendente che fa la revisione completa, con possibile errore umano; costa tempo del dipendente retributo, per un vantaggio tutto da dimostrare (e anche il dirigente può andare a lavorare per la concorrenza l'anno dopo).

    E per chiudere questo lungo elenco di pensieri sparsi su Google Authorship e strategia aziendale con un sorriso...
    ...e se uno avesse un volto veramente ma veramente ma veramente brutto, di quelli che non li si può guardare? Sarebbe strategico per l'azienda associarlo alla propria immagine pubblica? 🙂