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In ambito informatico, WISIWYG è l'acronimo dell'espressione What You See Is What You Mean, letteralmente Ciò che vedi è ciò che intendi e si riferisce a tutti quei sistemi, programmi o strutture nelle quali il contenuto visualizzato sullo schermo non somiglia affatto all'output finale, sia esso un documento, una pagina web, una presentazione con diapositive o un programma; si stabilisce infatti una completa separazione tra contenuto e sua presentazione.

Tale approccio all'interazione tra l'utente e la macchina può essere considerato agli antipodi del più diffuso e sviluppato metodo WYSIWYG: diffusissimo nell'ambiente della programmazione, può essere anche rintracciato molto limitatamente nell'ambito della video-scrittura (è il caso del LaTeX).

L'obiettivo del metodo WYSIWYM è quello di far concentrare l'utente sul contenuto dell'oggetto che egli sta producendo, lasciando che sia un "intermediario" esterno - il cosiddetto compilatore, a volte personalizzabile dell'utente stesso, altre volte immodificabile - a trasformare il contenuto in un documento, una diapositiva, un eseguibile.

Il più significativo vantaggio di questo approccio è la possibilità di produrre file molto leggeri (si tratta quasi esclusivamente di file di testo, leggibili da qualsiasi computer), facilmente trasportabili e pressoché universali, che ogni macchina dotata dell'opportuno "intermediario" può agevolmente riportare alla forma stampabile o proiettabile; lo svantaggio consiste nel fatto che l'utente, anche quando voglia produrre qualcosa di elementare, è costretto a conoscere almeno i fondamenti della sintassi in cui scrivere il file.

Filosofia del WYSIWYM

Nei sistemi o programmi che seguono questo approccio alla gestione dei dati, l'interfaccia utente è di solito molto sobria, quasi minimale: si inserisce il bruto testo e lo si salva rinominando il relativo file con un'opportuna estensione (.tex, .htm, .sty) per poterlo successivamente far processare dal compilatore, che lavora come un "motore" esterno. Tutto ciò che non sia puro testo - comandi etc. - viene trasformato a sua volta in stringhe alfanumeriche, per lo più introdotte da caratteri speciali (come la "\" nel LaTeX o la coppia "<>" nel linguaggio HTML).

Con riferimento al caso di un documento di testo (si veda la pagina WYSIWYG per un confronto immediato), tipicamente in ambito WYSIWYM si ha che:

  • Il testo appare in un font, in una dimensione e in uno stile che poco ha a che fare con quanto emergerà dalla stampante; il colore si ottiene con opportuni comandi, così come il cambiamento di dimensioni e l'attribuzione di livelli.
  • I paragrafi sono visualizzati senza alcun riguardo al formato che sarà prodotto in fase di stampa: spesso vengono ignorate spaziature multiple, interlinea, allineamento dei margini, rientri e tabulazioni. La sillabazione, assente, viene gestita dal compilatore del file e va in automatico, ma non compare proprio nel sorgente se non dietro esplicita segnalazione dell'utente (con apposita sintassi).
  • Le enfasi come grassetto, corsivo, sottolineato, maiuscoletto, barrato etc. non sono già presenti e la loro applicazione si determina chiudendo la parola o frase interessata entro opportuni comandi o ambienti.
  • Lo spazio in cui si inseriscono i dati (cioè le frasi, in questo caso) è una finestra a dimensione variabile i cui i margini non riflettono i reali margini di scrittura della carta impiegata; nel caso di una tabella non si realizza alcuna griglia, ma si incasellano gli elementi in uno scheletro di sintassi pre-formattata.
  • Immagini ed elementi grafici vengono invocati mediante altre righe di testo speciali (è il compilatore a localizzarle e gestirle), che ne determinano orientazione, rapporto con il testo, rotazione, ridimensionamento e incorniciamento.
  • Indici, bibliografie, elenchi delle tabelle e delle figure sono costruiti ed aggiornati in automatico dal compilatore: invocati mediante comandi, sono gestiti interamente al di là del controllo dell'utente e spesso riposano su database esterni in cui selezionare le informazioni (il LaTeX usa ad esempio il sistema BibTeX per creare le bibliografie e i file .toc per gli indici)..

Nel caso invece di un file a carattere più spiccatamente "visuale", come una pagina web o una presentazione mediante diapositive, l'aspetto che appare sullo schermo non riflette né rispecchia quanto verrà visualizzato in un secondo tempo rispettivamente dal browser o dal proiettore, come è noto a chi ha avuto modo di raffrontare un sito alla sua "traduzione" in codice HTML.

Casi esemplari

Ad oggi, se si esclude il campo della programmazione informatica - ad ogni livello - l'uso dell'approccio WYSIWYM è estremamente limitato: si contano pochissimi casi di programmi di video-scrittura fondati su tale filosofia.

Il caso più noto è il LaTeX, ad oggi lo standard nel campo dell'editoria scientifica, che pure grazie a degli eseguibili front-end parzialmente modellati su un'interfaccia grafica più intuitiva si sta aprendo ad un pubblico più vasto.

Altro programma moderatamente utilizzato è LyX, sempre fondato sul LaTeX, ma usato anche da professionisti esterni alla sfera del mondo scientifico.

--Leonov 23:58, Feb 22, 2009 (CET)


  • Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 23 feb 2009 alle 00:58.
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