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    artt 612 co.2 e 581-avvocato parte offesa tutela imputato;testimonianza;prescrizione

    Gentili utenti ho un quesito da sottoporVi, soprattutto visto la piega anomala che sta assumendo questa situazione legale che mi vede parte offesa e che vi sottoporrò, soprattutto alla luce del comportamento ?ambiguo? del mio avvocato diventato sempre più evidente di pari passo al ruolo sempre più presente del praticante avvocato dell?imputato che è anche la sorella dell?imputato.

    Questi i fatti:

    •      24 Gennaio 2008 -> collega mi minaccia con un coltello sul luogo di lavoro, a seguito di altri comportamenti aggressivi e minacciosi accaduti nei mesi precedenti ai quali non avevo dato peso al momento => querelo;
      
    •      15 Maggio 2008 -> lo stesso collega si presenta sul luogo  lavoro con delle persone con le quali mi intercetta in un posto dove visto l?orario era sicuro non ci sarebbero stati testimoni  della struttura, mi circondano, mi minacciano e mi danno degli schiaffi e spintoni. Per poco tempo, ma lo faranno, dato che riesco ad urlare ed attrarre l?attenzione delle persone chiuse in altre stanze disposte non molto lontano, e causa trambusto escono fuori e riesco a sfuggire => querelo
      
    •      18 Settembre 2013 -> avviene interrogatorio del collega come se ne deduce dal verbale con oggetto ?verbale di interrogatorio delegato dal P.M. della persona nei cui confronti sono svolte le indagini 8artt. 350,370,357 co. 2 lett b), 366, 64, 65, 66, 161 c.p.p?
      
    •      11 Dicembre 23013 -> il collega viene rinviato a giudizio per artt. 81, 594, 612 co.2 c.p.
      

    Qui, invece, i comportamenti ?anomali del mio avvocato?:

    •      Giugno 2014-Settembre 2014 -> l?avvocato mi persuade, anche se si potrebbe dire che mi obbliga, visto quanto emergerà tra poco. L?opera di persuasione comincia col raccontarmi che una causa del genere avrebbe avvelenato l?ambiento lavorativo e avrei potuto perdere serenità;  ha continuato che in fondo dopo quegli episodi il  collega ha smesso di torturarmi e che quindi era più conveniente per me togliere tutto da mezzo. Quando ho fatto notare al mio avvocato  che questo collega aveva avuto comportamenti aggressivi anche nei confronti di altri colleghi seppur non fosse arrivato al punto al quale era arrivato con me, mi sono sentito rispondere che se questo collega fosse violento con altri non era più affare mio dato che a me non era successo nulla e conveniva rimettere la querela per evitare che si creassero altre tensioni tra il collega e il sottoscritto. Viste le mie resistenze a fare una remissione di querela a cuor leggero dopo lo stress e lo stato d?ansia che ha generato quegli episodi quando dovevo andare ed ero sul luogo di lavoro, il mio avvocato è arrivato alla conclusione di mettermi un aut aut consistente nell?accettare una remissione di querela e rinuncia di costituzione di parte civile senza alcun accordo che potesse tutelare anche me altrimenti avrebbe rimesso il mandato, e avrei avuto problemi a trovare un altro avvocato dato che questi si era fatto pagare in anticipo (secondo me tanto) e ho dovuto chiedere aiuto alla mia famiglia dato che non potevo permettermi di pagarlo da solo col mio stipendio (dato che è un lavoro saltuario) e vivendo ancora con i miei, quindi non potendo usufruire nemmeno del patrocinio gratuito.
      
    •       Settembre 2014 -> prima udienza, l?avvocato non mi fa sapere della prima udienza e quindi della possibilità di costituirmi parte civile;
      
    •      Marzo 2015 -> mi arriva citazione come testimone, e l?avvocato mi spinge a non andare con gli stessi metodi sopra descritti, per permettere, a suo dire, di far andare in prescrizione i reati di quel povero collega così da non rovinarlo, e perché il collega punta alla prescrizxione+ derubricazione del reato.  Mi forzerà a trovare una giustifica
      
    •      Settembre 2015 -> Tra qualche giorno sono stato convocato per la seconda udienza, e l?avvocato ha cominciato il suo gioco di persuasione, ma questa volta aggiungendo che il reato è prescritto e quindi il giudice non avrebbe nemmeno dovuto mandarmi a chiamare, quindi secondo lui non devo presentarmi e non devo presentare nemmeno una giustifica.
      

    Mi rivolgo a voi perché tutti questi comportamenti non sono normali, e vorrei capirne di più per sapere cosa fare e soprattutto se posso fare proprio senza avvocato, perché forse non potrò costituirmi parte civile, ma almeno vorrei evitare la derubricazione dei reati.
    Per questo le mie domande a Voi sono le seguenti:

    1.  In ragione della remissione di querela e delle date delle querele 24/1/2008 e 15/5/2008) e degli interventi sopravvenuti (richiesta di interrogatorio ? settembre 2013 e rinvio a giudizio ?dicembre 2013), i reati sono davvero prescritti?
      
    2.  Il calcolo preciso per la prescrizione per i reati cui agli artt. 81, 594, 612 co.2 c.p. come si fa?
      
    3.  Quali reati sono rimasti in piedi dopo la remissione? Credo solo il 612 c.p., ma ormai non sono sicuro più di nulla
      
    4.  Se i reati sono prescritti e mi presentassi a testimoniare  mi interroga qualcuno o visto che i reati sono prescritti non mi interrogano proprio?
      
    5.  Chi dovrebbe eventualmente interrogarmi? Il P.M., il mio avvocato (ma lo è effettivamente ancora dopo la remissione di querela?), o avvocato dell?imputato?
      
    6.  Potrei ancora costituirmi parte civile? Ma per farlo devo avere un avvocato o c?è modo di fare da solo?
      
    7.  Cosa fare per evitare una derubricazione dei reati?

  • User Newbie

    Integro, i quanto non mi da più la possibilità di modificare il precedente post, aggiungendo che i reati contestati sono art. 81, 581, 594, 612 co.2. Avevo dimenticato di indicare il 581 che avevo messo nel titolo 🙂