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    Codificazione, immagazzinamento, recupero informazioni [L]

    La sta per lungo 😄 😛

    Leggendo questo topic sull'[url=http://www.giorgiotave.it/forum/viewtopic.php?t=11031]overload informativo che si rifà a [url=http://webmarketing.studiocelso.com/29-overload-informativo-e-feedback.htm]questo articolo, e riflettendo sul processo di diffusione dei [url=http://www.giorgiotave.it/forum/viewtopic.php?t=12321]comunicati stampa, dopo delle discussioni in pvt con Pieru, mi è venuto in mente [url=http://www.ikaro.net/articoli/cnt/digital_subdivide-00143.html]questo articolo sul digital divide che avevo letto tempo fa, e che a sua volta si rifa a quest'altro [url=http://www.ikaro.net/articoli/cnt/information_overload-00136.html]articolo sull'overload... il che mi ha portato a rileggere la "Cultivation Theory" di Gerbner, a ripensare più in generale alla teoria degli scarti di conoscenza, ed anche ad una lezione di semiotica sull'estetica del telegiornale tenuta dal mio prof. credo nel 2000.
    Da lì mi sono riandato a rileggere qualche capitolo del manuale di psicologia... vi riasparmio tutto quello che sono andato a ripescare 😄

    Dove voglio arrivare? Al modo in cui noi acquisiamo, immagazziniamo, e ritiriamo fuori le informazioni, che è anche l'argomento, sfiorato o centrale, di tutti i topic o articoli sovrastanti.

    C'è differenza tra acquisire informazioni sul web o offline?

    I media riproducono ed accentuano disuguaglianze sociali, sono strumenti di divaricazione delle differenze, danno vita a nuove forme di inequità e di sviluppo diseguale (Gillespie-Robins 1989).

    Il modello del knowledge gap sostiene che "man mano che aumenta la penetrazione dei media di informazione in un sistema sociale, i segmenti di popolazione con lo status socio economico più alto tendono ad acquisire l'informazione più velocemente dei segmenti di più baso livello socioeconomico, così come lo scarto di conoscenza tra questi segmenti tende a crescere piuttosto che a diminuire" (Tichenor 1970).

    Cosa avviene nel web?
    [url=http://magazine.enel.it/boiler/arretrati/arretrati/boiler103/html/home.asp]Qui l'autore del blog presenta una raccolta di notizie per tutti coloro che [l'estate scorsa] erano stati lontani dal computer, in vacanza, e quindi sconnessi dalla rete... perdendosi un bel pò di eventi! 😮

    Quindi i connessi hanno accesso ad una serie di notizie cui i disconnessi normalmente non possono accedere fuori dalla rete.

    Poi vi sono le notizie specificatamente della rete... come ad esempio l'uscita di un nuovo software che avrà rilevanza sui grandi portali ma probabilmente lo avrà in misura minore su altri media come tv o giornali.
    I media tendono a parlare di loro stessi in quanto media in generale ed in quanto media specifici.
    Per la tv è più importante quel che accade in tv. Se muore un giornalista la notizia verrà riportata anche in soli due secondi... i colleghi esprimono solidarietà ai colleghi... D'altra parte, personaggi che hanno ricoperto cariche di media importanza in altre istituzioni probabilmente non avranno la possibilità di usufruire dello stesso spazio (a parità di carica istituzionale ricoperta).

    Naturalmente il digital divide si applica anche all'interno di una stessa società: vi sono altri sottogruppi che, a seconda della cultura, della fascia sociale cui appartengono, etc... avranno diverso accesso e un diverso approccio con i media.

    Leggevo: ci sarebbero persone connesse che operano in internet quasi per tutto; per informarsi, per la banca, per i viaggi, per lavoro, per tutto.

    Altre persone invece vanno avanti senza avere bisogno della rete, o comunque senza bisogno di stare sempre connessi.

    Le persone connesse sarebbero in grado di accumulare molte più informazioni rispetto a chi non è connesso, di mantenerle tuttavia per molto meno tempo, ma di archiviare in qualche modo anche le informazioni non rilevanti.
    L'atteggiamento mentale degli eternamente connessi "sembra non essere quello di discernere tra informazioni affidabili e non, scartando queste ultime, ma quello di catalogare informazioni senza un apparente arbitrio con voracità sempre maggiori [...] Il valore dell'informazione è dato dalle sue possibili correlazioni con altre precedentemente archiviate, o con quelle ancora da archiviare.

    [...] Una informazione apparentemente banale ed inutile incamerata oggi potrebbe costituire il nodo di correlazione fondamentale tra centinaia di informazioni incamerate in passato e da tali correlazioni tra informazioni affidabili, meno affidabili o palesemente inesatte potrebbe vedere la luce una indubitabile verità.

    Questo spiega anche perchè il wired non scarta a priori nulla, neanche informazioni banali o di poco conto. Semplicemente perchè una informazione insignificante potrebbe essere determinante se interpretata in base al tempo ed alle correlazioni.

    Il wired non giudica neanche. Una informazione è una informazione e basta. In sè non è sconcia, non è corretta, non è scorretta, né immorale ecc. E' un piccolo pezzo in attesa di essere correlato.

    Questo meccanismo esiste anche in informatica ed è chiamato data-mining, un meccanismo di analisi operato su basi dati relazionali da sistemi di Business intelligence che aiutano le imprese nella decision marketing e nella conoscenza condivisa aziendale"

    Quanti di voi si sono riconosciuti nel profilo dei connessi? Io penso il 99% 😄

    Excursus:
    I forti fruitori di tv assorbono quelle che Gerbner definisce "television answers", cioè immagini della realtà sociale congruenti più con i contenuti televisivi che non con i reali trends presenti effettivamente nella società. Ne consegue che i forti consumatori di televisione e coloro che invece la guardano poco, percepiscono il mondo assai differentemente.

    Facile fare un parallelismo tra le modalità di fruizione e di percezione del reale nei due casi sovraesposti.

    Quindi possiamo fare una delle critiche che viene normalmente fatta a Gerbner riguardo al procedimento metodologico usato.

    Da Wolf: L'ipotesi della coltivazione pone come variabile indipendente la quantità di fruizione di tv e come variabile dipendente la coltivazione di certe immagini della realtà sociale o di stati emotivi, e pone un rapporto di causa effetto tra le due variabili.
    E' però "ugualmente ragionevole spiegare la correlazione nei termini di un'ipotesi inversa, cioè che gli individui che presentano già livelli elevati di ansiosità, fruiscono maggiormente della tv" (Wober-Gunter 1988).

    Chi tende ad acquisire più notizie possibili, ad interconnetterle tra di loro solo se già sono state presentate prima come dei frammenti... etc, fa dunque parte di un modello della rete o **le persone **che utilizzano la rete in parte hanno o sono predisposte ad averlo? :mmm:

    Considerazioni da uomo della strada:
    Gli untori dei promessi sposi erano persone che nessuno aveva mai visto... ma di cui tutti erano sicuri essere i responsabili della peste!
    Le bufale online si possono diffondere rapidamente... ma riprendono in parte il modello delle dicerie offline etc... ed ormai ne vale della credibilità della fonte.

    Le letture della domenica (per chi va in chiesa) collegano brani del vecchio e nuovo testamento... guardate la Bibbia (la classica se l'avete in casa ma sono più esemplificative la Bibbia di Gerusalemme o quelle di studio come la Tob)! Da secoli la gente legge continui collegamenti... alcuni "spontanei", alcuni indottrinati dalla chiesa. I cristiani in generale cercano di cogliere i segni del divino... ma addirittura per i calvinisti chi ha successo economico e sociale nel mondo terreno può cogliere i segni della sua predestinazione alla salvezza in questo suo successo mondano.

    Eppure né al tempo degli untori, né quando la gente per secoli ha ricercato collegamenti all'interno della Bibbia o tra scritte della Bibbia ed eventi off Bibbia, non era nell'era web! Ne eravamo lontani! Ma il modello di raccolta di quei frammenti... che ci ritornano alla mente in particolari casi ed in seguito a determinati avvenimenti... è molto simile!

    Cosa ci dicono gli studi sulla memoria?

    Esistono alcuni filoni principali. All'interno di ogni filone vi sono diverse correnti, tanti modelli all'interno di ogni corrente etc...
    Questi studi in genere si appoggiano a test molto seri fatti su soggetti di studio "normali" o su pazienti che hanno aree del cervello danneggiate...
    Queste teorie vengono continuamente rimaneggiate ed aggiornate.
    Senza scendere nello specifico, fermiamoci ad alcune teorie principali. In ogni caso è importante distinguere tra una fase di codificazione (encoding), immagazzinamento (storage) e recupero (retrieval).

    Metafora Spaziale: si assume che le memorie siano immagazzinate in luoghi specifici nella mente, dai quali possono essere recuperate. Esistono dei magazzini sensoriali, a breve termine, a lungo termine. Per quanto riguarda la memoria a breve termine si è parlato poi sempre più spesso di memoria di lavoro... insomma in molti coglierete le analogie con i pc 😉

    Teoria dei due processi: di solito è più facile ricordare eventi o esperienze precedenti, quando la memoria viene testata con il riconoscimento piuttosto che con la rievocazione. Nei test di rievocazione bisogna produrre l'informazione da ricordare, mentre nei test di riconoscimento l'informazione da ricordare è presentata insieme ad informazioni più rilevanti e bisogna decidere se ciascuna informazione è stata presentata precedentemente. La teoria dei due processi cerca di dimostrare nello specifico perchè il riconoscimento sarebbe superiore alla rievocazione... ma a noi interessano le analogie con quanto detto sopra. Sul web leggiamo, navighiamo, leggiamo, leggiamo, leggiamo... e quando ritoviamo qualcosa di simile a quanto già letto riconosciamo ed associamo.

    PDP, parallel distributed processing: si suppone che l'informazione di una persona sia immagazzinata in numerose unità interconnesse piuttosto che in un solo posto.

    Queste teorie sono affiancate da altre e presentano ognuna tanti modelli con molti casi studio... hanno punti di forza che le dimostrano e punti deboli che le sconfessano. Ho semplificato molto le cose, spero di non essere stato troppo impreciso. 🙂 Nelle teorie suddette siamo in grado di riconoscere applicazioni pratiche in campo informatico 😉 ma qui molti di voi potranno essere più precisi 🙂

    Dove ci porta tutto questo? Possibili applicazioni.

    1. Cercare di capire come i motori potrebbero ragionare adesso o in futuro?

    2. Cercare di capire i processi che stanno alla base della codificazione, dell'immagazzinamento e del recupero delle informazioni... ne potremmo ricavare dei vantaggi nella conoscenza dei nostri utenti e nella gestione delle informazioni

    3. In casi pratici di web marketing.

    Abbiamo parlato in questi giorni di comunicati stampa. Quindi questo discorso è direttamente collegabile al processo di selezione e di formazione delle notizie. Un giornale riporta una notizia quando la giudica importante o di attrattiva per i suoi lettori. Tuttavia un giornale parla di qualcosa in modo quasi obbligatorio se il resto (mondo, persone, altri giornali) parla di quel qualcosa.

    I fatti diventano notizie se qualcuno le riporta. Possono avere diversi gradi di popolarità... passare dal locale al mondiale... in poco o in tanto tempo, e possono avere un ciclo di vita. Si parla di un qualcosa perché gli altri ne parlano e si cercano notizie affini perché va di moda un argomento...
    quest'ultimo caso è da sfruttare... 😉

    Spero di avere tenuto il filo... scusatemi se sono stato poco chiaro in qualche punto oppure ho delirato :fumato:

    A voi la parola rispetto ai tre punti (o altri) di possibili applicazioni 🙂


  • Super User

    Azz, Calogero, dopo me lo leggo, abbi pazienza però, sono 10 post praticamente!


  • Community Manager

    Up: nessuno che approfondisce? 😄