Il termine semiotica deriva dal greco ??????? semeion, che significa "segno", come la semiologia è la disciplina che studia i segni.
Le riflessioni sui segni sono antichissime e presentano una lunga tradizione attraverso la storia della filosofia occidentale. Se non è sempre possibile parlare di vere teorie semiotiche, è sempre possibile rintracciare limitati studi delle teorie del segno.
E' possibile sostenere che già nell'antichità classica, da Aristotele a Platone, dagli Stoici agli Epicurei, la teoria del segno linguistico era tenuta separata dallo studio del segno logico.
E' Agostino d'Ippona (354-430 d.C.) che colloca anche la parola o segno verbale all'interno della teoria del segno, privilegiando la concezione del segno di tipo inferenziale come costante processo di rinvio; "Il segno è infatti una cosa che, oltre all'aspetto sensibile con cui si presenta, porta a pensare qualcosa di altro a partire da sé." (De doctrina christiana I.1.1).
Nelle prospettive filosofiche dell'empirismo inglese, la riflessione sul segno troverà interessanti spunti e sviluppi.
La semiotica contemporanea è basata sulle riflessioni ed opere di due figure fondamentali: il linguista ginevrino Ferdinand de Saussure (1857-1913) ed il filosofo statunitense Charles Sanders Peirce (1839-1914).
La semiotica interpretativa di Umberto Eco è riferita principalmente alla linea semiotico-filosofica derivata da Peirce e dalle teorie pragmatiste di Charles William Morris (1901-1979), così come i più recenti contatti tra la semiotica, le scienze cognitive e la semantica espressi nel lavoro dello stesso Eco (Kant e l'ornitorinco, 1997).